Visualizzazione post con etichetta Like an appartion. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Like an appartion. Mostra tutti i post

mercoledì 8 giugno 2011

Accettazione




Io sto maturando e tu stai invecchiando...

prima o poi morirai... è imprescindibile...
o forse tu non stai invecchiando dato che non sei mai maturato.

E' pur vero che si può crescere, almeno nel corpo, pur rimanendo infantili. Tu sei uno degli esemplari più rappresentativi del fenomeno. So che non è colpa tua. Ma non mi interessa. In fondo non è tua la colpa per quello che ti è stato fatto o che il caso ti ha rifilato ma lo è per quello che tu hai fatto e non hai fatto a me. 
E poi a dirla tutta il pericolo del silenzio è sopravvalutato, in fondo le parole e il tempo che c'era tra noi di che qualità era? Quasi inutile a tratti, pessimo nei casi in cui era vero ed espressivo e quindi utile.

Non torno sui miei passi perché, con tanta presunzione, ho ragione. Non è orgoglio, è una decisione. E l'ho presa oggi anche se vuol dire andare contro il mio egoismo positivo.

Io sto maturando e tu stai invecchiando...
prima o poi morirai... è imprescindibile... 
e ancora non mi accetti... e così non ti accetterò, mai.

giovedì 22 luglio 2010

A ladro, a ladro!

Essere John Malkovich di Spike Jonze
Sono stata per una settimana e poco più in un labile stato di grazia  che sembrava prolungarsi per tantoooo tempo... ma essendo appunto labile doveva finire, si avvia alla sua conclusione... sarà perché ieri ho trascorso più di due ore con ben due!!non una ma due!!coppie almeno all'apparenza felici, sarà perché per quanto vada avanti mi sembra che i miei passi siano così lenti e quindi impercepibili, sarà che ho riletto qualche tua vecchia mail e senza volerlo mi sono commossa perché era dolcemente simpatica e semplice... la simpatia e la dolcezza poco c'entrano, perché era tua! Sarà che voglio un abbraccio nuovo e sentito ma vedo solo vecchie armi, sarà che voglio un bacio ma non mi attirano le labbra di nessuno... sarà che voglio entrambe le cose... sarà che ho gli occhi sempre stanchi e più riposi più mi sembra di sentirmi confusa... sarà che ho ripreso a fare sogni strani e strambi... sarà che sarà così... sarà la transizione, la scossa d'assestamento, la ricostruzione che è sempre lenta e faticosa a fronte di una distruzione istantanea e semi-totale... tu credi sia così ma prima di traballare il sistema nervoso accumula un bel po' e il cuore prima di rifiutare qualsiasi stato di calma e pazienza incassa parecchi scossoni... sarà che la tristezza è gratis come dice De Andrè e ogni tanto ne facciamo scorta... sarà che trovo tutto vecchio ed intollerante, anche il tuo pensiero è così nervoso e malinconico, quasi ti odio a tratti perché non torni ma neppure vai... stai in biblico con me, sull'altalena... mi è capitato due volte nella mia vita di perdere il portafogli con i documenti e tutto il resto... una volta mi cadde in un locale, la seconda me lo rubarono in metro a Madrid, la sciocca boluda che sono era troppo impegnata a stamparsi il sorriso in faccia all'idea che tra 48 ore ti avrebbe rivisto per stare attenta a chiudere come si deve la borsa... entrambe le volte una scocciatura assurda, denuncia, rifai documenti, fai foto del formato adatto, stai appresso ad impiegati del comune che ti fanno perdere le staffe ogni 3 parole... ogni volta che ho dovuto rifare i documenti ero in una fase di mutamento o questa era già terminata... ero una nuova me e anche il mio viso lo delineava quindi nuova foto, nuova identità, stessi dati... ho fatto un sogno, perdevo la mia borsa sulla metropolitana in argentina... non la perdevo, la dimenticavo, forse volutamente... e poi mi agitavo come una matta perché dovevo ritrovarla, DOVEVO, e l'impiegato dell'ufficio non mi dava ascolto, anzi dava priorità a due signore venute dal secolo scorso ma arrivate dopo di me... alla fine dopo vari minuti di mie urla e scenate mi si rivolgeva più gentilmente e mi dava una mano... nessuna traccia della mia borsa... cammino sconsolata col mio amico per le strade di chissà quale città argentina, è sera, ci sono negozietti antichi in chiusura, colori matti, la luce pacata dei lampioni ci accompagna... io cammino silenziosa e pensierosa... non ho nulla né soldi né identità dovrò tornare a casa, non posso restare... non voglio tornare a casa... non voglio mai tornare a casa in realtà... mi hanno rubato l'identità, tutto quello che mi delinea mi è stato rubato... un momento non è così! Ho lasciato io volutamente o per distrazione la borsa in treno.... è una mia responsabilità in entrambi i casi: o mi sono abbandonata o mi sono distratta, mi sono dimenticata di me... perché urlo che mi hanno derubata allora? Perché cerco sempre di de-responsabilizzarmi per tutto quello che ha a che fare con la mia anima... Perché lascio la mia identità sul treno? Perché decido io quando perdermi e trovarmi, quando abbandonarmi e ricercarmi, quando cullarmi e quando prendermi a schiaffi... o forse perché volevo che qualcuno la trovasse, la scoprisse, magari la apprezzasse e la amasse oppure la rimettesse a posto e me la rimandasse decostruita e ri-assemblata nel giusto modo... forse sono solo annoiata e confusa e non voglio prendermene cura, non so farlo e per quanto ci provi non la porto mai dove vorrei realmente stesse... oppure l'ho abbandonata perché volevo liberarmene definitivamente, tagliare con essa e partire da zero creandone una nuova dato che la vecchia non mi ha dato altro che soddisfazioni cerebrali e transitorie... chiudere col passato opprimente per sempre, lasciare che si perda in mezzo al mondo e non torni più a me... si si, lo so, il passato è come la storia maestro di vita, non voglio più maestri di vita... voglio compagni di vita... non mi serve un nome, un cognome, una data di nascita, un numero di previdenza sociale... questi dati scadono e si rinnovano ogni cinque, ogni dieci anni ma io ogni giorno sono diversa da ieri e uguale a domani... il mio stato di grazia va via lentamente, si allontana ora dopo ora, ancora non mi manca, sento il suo odore... mrs tristezza-sempre-uguale e che non si cambia mai d'abito si avvicina... la accolgo male, taciturna e indifferente ma mesta... continuo a far ciò che sto facendo e fingo di non notarla, la ignoro eppure è l'unica che mi fa compagnia e mi spinge a scrivere... Che fare? Voglio scacciarla in malo modo, crudelmente, istericamente ma non posso... ho lasciato la sgarbataggine nella borsa sul treno insieme a tutto il resto dell'identità... non posso far altro che aspettare, così com'è venuta andrà via... qualcuno la invocherà... "adda passà 'a nuttata" 

venerdì 25 giugno 2010

La casa dei ricordi

Gli anni dei ricordi di Jocelyn Moorhouse.
Mia nonna era una donna che conservava tutto, ma tutto tutto, qualsiasi "cianfrusaglia" potesse costituire un ricordo lo avreste ritrovato in qualche angolo della casa, in qualche vecchio baule, nei remoti scompartimenti di un armadio antico... Era una donna malinconica, belissima e malinconica, come se la sua bellezza fosse direttamente proporzionata alla sua nostalgia... aveva forse ancora addosso la paura della privazione o della povertà che solo chi ha vissuto la guerra può capire e avere, come se tutto potesse riscoppiare all'improvviso e quella mole immensa di roba conservata potesse ritornare utile. Le arance... ah che argomento meraviglioso, quante risate... doveva avere sempre una riserva di arance, chiedeva che gliene fossero comprate due kili, uno da mangiare per i giorni seguenti, uno perché non si sa mai... il più delle volte il secondo kilo marciva, eppure necessitava come l'aria di quel senso di sicurezza che in qualche modo "il di più" le infondeva... lo stesso valeva per le medicine, per l'acqua, per qualsiasi cosa...e io da bambina mi ritrovavo a girovagare, di nascosto chiaramente, tra tutti questi oggetti, molti dei quali non sapevo nemmeno cosa fossero e a che cosa servissero, le cose più assurde tipo un rotolo di cartaigienica azzurro, o  le più romantiche come la lunghissima treccia nera di quando era ragazza. Mi nascondeva le Barbie, perché io avevo il vizio di seviziarle tagliandogli i capelli oppure ne nascondeva i vestitini., le scarpe,etc.; una volta trovai una scatola piena di tutto il vestiario e gli accessori delle bambole...voleva anche che tutto rimanesse intatto e non perdesse la sua forma originale così magari da grande le avrei ritrovate com'erano e me ne sarei ricordata o magari ci avrebbero giocato i miei figli... che teatrini, mia nonna che metteva da parte e mia madre che le diceva "lascia che le distrugga, che ci giochi, poi crescerà"... le donne della mia vita, due visioni completamente distinte, due epoche diverse, due educazioni diverse...ma questo è un discorso che richiede altro spazio... io e nonna giocavano a guardia e ladro... lei "rubava" e "nascondeva", io cercavo e rinascondevo affinché lei non rinascondesse a sua volta... l'amavo tanto e come tutti i grandi amori facevano sempre "a botte" e poi grandi baci, lei mi dava una serie di baci "a raffica" con lo scoppio... adoravo quei baci, erano dolcissimi e quando ero in erasmus me li mandava per telefono, era il nostro modo di comunicare "Nonna dammi i baci a scoppio" e quando non venivano bene diceva "aspetta" e ripeteva. Lei aveva le labbra sottili, viola, un rossetto naturale e perenne. Non vivo più nella casa dove ho trascorso la mia infanzia, la mia adolescenza, dove fino a cinque anni fa ho vissuto con mia nonna... oggi ci sono tornata, una casa già mezza vuota e che tra poco sarà svuotata di tutto, di tutti quei "reperti storici" di parte della mia vita, di quella di mia madre, dei miei zii... fino a dicembre scorso oggetti che animavano quelle mura, oggi privi del loro custode che con tanta gelosia li conservava... ogni cosa mi ricorda una storiella, una giornata che ora mi sembra particolare e speciale in virtù di questo ricordo stesso... su un divano un cappottino nero a fiorellini rosa, delle roselline nello specifico, col capuccio e il manicotto! Lo adoravo per via di questo manicotto, mi sentivo importante ed era principesco il gesto di tenere le mie piccole e paffute manine di bambina di 6, 7 anni al massimo in un manicotto invece che nei guanti... che fantasia... era bellissimo e mi atteggiavo come solo una puffetta di quell'età sa e può fare! E mi rivedo per strada, di ritorno da scuola piccola e civettuola che ondeggio tenendo le mani in questo meraviglioso manicotto che la mia cara nonna di una bellezza nostalgica ha custodito con tanta cura come se fosse quasi nuovo... per una volta ringrazio che avesse tutte queste piccole manie che la rendevano "un'adorabile rompiscatole", così mi siedo e mi ricordo di qualche piccola lite e dei seguenti baci... tanti fragorosi baci a scoppio... e tanti piccoli oggetti sparsi in una casa vuota ma cuciti indelebilmente nei miei ricordi...

sabato 5 giugno 2010

Just breathe

Ieri è stata una strana giornata, stavo leggendo degli articoli per la mia tesi... pezzi e pezzi da mettere assieme e rianalizzare in maniera critica... non ero calma però neppure agitata... era una giornata più o meno nella norma... ero seduta davanti il pc da diverso tempo, d'un tratto mi sono sentita prigioniera del mio corpo, come se non mi appartenesse e non potessi controllarlo... mi bruciava la pelle ed era come se lo spirito fosse incarcerato in un posto di cui non riusciva a spezzare le catene, ad abbattere i muri, ho immaginato di essere dentro di me - come una matrioska - di avere un gran forbicione e di squarciare la pelle, aprire un varco da cui uscire fuori e liberarmi, finalmente... non riuscivo a stare seduta ma nemmeno ad alzarmi... era come se uno spiritello maligno si fosse impossessato del mio corpo e mi facesse il solletico da dentro, mi bruciava la pelle, avevo l'istinto di grattarmi, raschiare via qualcosa di superfluo, qualcosa di tossico che mi stava avvelenando da dentro. Come se avessi fatto indigestione di qualche cibo avariato... ci sono in me tossine, cellule morte che non vogliono evaporare via per lasciare spazio a nuova energia vitale che mi rigeneri... ho perso il mio senso critico, la mia capacità di concentrarmi per ore e ore, il mio opprimente stacanovismo che mi faceva sentire stressatissima ma appagata perché produttiva...  mi sveglio con l'idea e l'intezione di fare "questo questo  e quell'altro" e cerco di dominare i  miei pensieri affinché non mi facciano divagare su strade secondarie, in vicoletti affascinanti e angolini sperduti... certi giorni sento che il mio corpo non mi appartiene, è come una costrizione, qualcosa che pone dei confini e in quanto tale è quindi limitante... ho sempre pensato che la mia anima e il mio corpo non coincidessero... la prima è sempre altrove, vaga da sola in luoghi e situazioni a cui aspira, il secondo sta dove DEVE stare, dove la mente gli impone di stare. Questo fuoco che mi  divampa sotto pelle non è che il segnale che devo ricongiungerli, farli andare di pari passo... non voglio rinunciare a nulla e invitabilmente così facendo, non scegliendo, rinuncio a tutto... immagino di correre più veloce del vento, come un ossesso, forte forte forte così forte da far male a chi si imbatte sul mio cammino, lasciare una scia che si dilegua come una fragranza, strade, vicoli, angoli, scale, piazze, attraverso tutto e poi di botto mi fermo, cado a terra: le gambe non mi reggono più, sento dolore alle ossa, lo stomaco si svuota, la mente mi si apre, così mentre mi rotolo a terra cercando di recuperare le forze, di scatto mi rialzo e inizio ad urlare, a squarciagola, URLO, URLO, URLO URLO urlourlourlo finché non mi resta più voce, neanche un filo, il petto va su e giù per lo sforzo, su e giù come in preda ad una crisi d'ansia... e poi come se tutto questo fosse già passato, come se il fuoco si fosse spento, come se le tossine fossero tutte evaporate, i cattivi pensieri andati in pensione, l'energia tornata piena e pulsante nel mo cuore, d'improvviso RESPIRO, senza che l'aria mi resti bloccata nel diaframma.. respiro a pieni polmoni... sono libera...

Foto Forrest Gump di Robert Zemeckis, Usa, 1994