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Christoffer Wilhelm Eckersberg - Donna in piedi di fronte a uno spechio |
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venerdì 4 luglio 2014
sabato 25 settembre 2010
Una piccola ape furibonda
Molte cose sono sospese da un po' di tempo a questa parte: la cerniera della mia valigia che il passato natale J dovette rompere (perché intelligentemente dimenticai la chiavetta del lucchetto) non è ancora stata riparata; il fruscio delgi alberi che non si converte in pioggia pur essendo già nell'aria l'odore dell'acqua piovana; quel vestito nuovo ormai vecchio perché comprato da più di un anno che non voglio ancora decidermi ad indossare; quell'idea che spunta senza preavviso e se non scritta scompare all'istante restando nella stanza dei concetti da ritrovare; quegli appunti che non voglio trasformare in racconto; quelle nozioni che non mi decido ad elaborare in maniera continuativa; qualche posto da scoprire e qualcun altro da lasciare. Sono ipercritica e troppo semplice allo stesso tempo; colgo mille particolari e manco quello più importante; posso essere logorroica e sentire la gola secca pur non dicendo una parola. Credevo di sapere quello che volevo, cosa desiderassi maggiormente nel profondo e che in mezzo a tutta la confusione, tipica della mia indole freneticamente instancabile, ci fossero dei lati fermi che davano alla mia personalità un orientamento saldo. E invece non è così, bevo da bicchieri fragili e scrivo su pezzi di carta che trovo sparsi ovunque...
"Sono una piccola ape furibonda.
Mi piace cambiare di colore.
Mi piace cambiare di misura."(Alda Merini)
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venerdì 24 settembre 2010
Un profumato abbraccio
Stamattina mi sono alzata e nell'aria c'era ancora il profumo di mia madre, sembrava fosse ancora in casa per via della fragranza che aleggiava... il suo profumo è sempre stato uno degli elementi caratterizzanti la mia infanzia... io sentivo la sua presenza ovunque per via di quei meravigliosi odori... amava cambiarlo spesso ed erano uno più bello dell'altro e poi sulla sua pelle non erano solo delle fragranze, erano qualcosa di più, erano come un vestito cucitole addosso che esaltava il fascino e l'eleganza della sua figura... mi ricordo che a tarda sera ancora lo si poteva sentire quando le si stava vicino, poi la notte quando dormiva il cuscino di impregnava di quell'odore buonissimo e io quando mi svegliavo avevo l'abitudine di affondarci dentro il mio piccolo viso e mi sembrava di sentire mamma là... sembrava che il profumo mi abbracciasse al suo posto, era come se quell'armonia di odori che lasciava nell'aria fosse lei stessa... quando lei non c'era e io avevo paura di qualcosa poggiavo il viso sul suo cuscino e ritrovavo la certezza della serenità, la stabilità che solo lei sapeva darmi, mi sentivo al sicuro come nel suo morbido e profumato abbraccio...
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domenica 19 settembre 2010
Ir por delante - Andar avanti
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Henri Cartier-Bresson Brasserie Lipp, Paris, 1969, |
Estoy en un parón que nunca deja de transitar,
así que me pregunto "¿es un parón en la realidad o solo en mis fantasías?"
Y mientras me lo pregunto elijo "¡me voy!",
así, de repente, como el cambio de la oscuridad a la luz,
con la intención de no echar nunca más la vista atrás...
y sólo al final me doy cuenta: el anda delante de mi,
a paso rápido y con la certidumbre que nunca más mirará hacia atrás...
fue así que mi tránsito se volvió en pena...
Ho un blocco che non smette mai di mutare
allora mi domando "sono davvero bloccata o è solo frutto delle mie fantasie?"
E mentre me lo chiedo decido "vado!",
all'improvviso, come il passaggio dal buio alla luce
con il proposito di non voltarmi mai più indietro...
ma solo alla fine mi rendo conto: lui mi cammina innanzi,
a passo rapido e con la certezza che non guarderà mai più indietro...
così il mio transito si trasforma in pena...
venerdì 10 settembre 2010
Dopo un lungo silenzio
mi dissero che quando termina l’obiettivo e l’interesse che ci lega
il rapporto termina
Considerazioni che mi zittirono, confusero,
mi sentii improvvisamente angosciata e Sola,
non per la solitudine che esprimevano
ma per la verità che rappresentavano....
Pensai a tutte le relazioni finite nella mia vita per la mancanza di qualcosa che le tenesse ancora e continuativamente in piedi… pensai a quelle che non erano state nemmeno stabilite per via dell’assenza di quell’interesse che le avrebbe alimentate e nutrite fino a farle crescere come un bambino sano e vivace, pensai alle amicizie che mi avevano abbandonato perché non trovavano più nessuna linfa vitale da succhiare in me e pensai a quelle che io avevo allontanato perché incapaci di darmi gioia e affetto come un tempo, pensai ai cambiamenti continui che investono le nostre vite, pur quando restano sempre uguali, pensai a quanto sia potente il pensiero di voler un amore che pur mutando rimanga intatto senza sgretolarsi come i cocci di un vaso intaccato da tante piccole precedenti scheggiature, pensai a quanto sia difficile conseguire qualcosa che sposti il nostro spirito da un perno stabile, che lo faccia vibrare senza però che il vortice di un burrone lo annienti… capii che l’unica dimensione in cui l’uomo è felice è quella in cui appaga i propri bisogni e desideri i quali, anche coinvolgendo l’altro, non sono nulla più di un egoismo soddisfatto… mi resi conto che la solidarietà pura non esiste, che l’unica dimensione plausibile è l’Io e di quanto sia illusorio e debole il Noi… mi sentii improvvisamente sola come una verde e florida landa deserta che incontra il vento che le sussurra qualcosa di caritatevole e che è nutrita dalla fitta pioggerella del primo autunno… avevo una gran voglia che qualcuno mi abbracciasse, ma c’era solo una specchio di fronte e me così presi una penna e iniziai a scrivere di tutte quelle cose a cui non avrei più voluto pensare… improvvisamente tutto assunse un senso e mi senti circondata da vecchi amanti e nuovi amici che da troppe lune ormai mi aspettavano sul ciglio di una strada che non avevo ancora percorso ma che era lì ad attendere il mio arrivo con pazienza e dedizione… le stesse con le quali fino a quel momento mi ero abbandonata alla mia solitudine improduttiva e degradante… presi un ombrello e il mio sguardo migliore e comincia a camminare…
martedì 24 agosto 2010
Tacco punta, tip tap
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Grey's Anatomy |
Mi piacciono le serie sui medici, Dottor House e Grey's Anatomy, mi piace come uniscono la medicina alle metafore sulla vita, come le storie dei personaggi si intrecciano a quelle dei pazienti. Spesso nell'operare si perdono delle vite e segue una crisi per la quale il dottore di turno crede di non essere portato per quel mestiere o si rende conto di non reggere più alla morte, sottofondo ricorrente delle sue giornate... Poi l'amico, amante o familiare di turno gli ricorda che non deve pensare alle vite perse ma a quelle salvate, a chi siamo stati capaci di trattenere e non a chi è andato... come nella vita reale... alle volte pensiamo a chi ci ha lasciato più che a chi ci è vicino, sprechiamo più tempo a meditare sul perchè e il percome quella data persona abbia deciso di non stare più con noi che non a gioire e godere di chi invece vuole starci accanto... Perchè mai questi assurdi percorsi interiori ci fanno agire in modo contrario alla nostra felicità? Qualcuno ci ama e non gli diamo il valore che merita, qualcuno non ci ama e ne facciamo una tragedia infinita, esci con una persona non ti richiama più o dopo poche volte la cosa non ingrana e subito ci si inizia a fare mille domande, cosa avrò che non va, cosa avrò fatto che lo ha allontanato o non lo ha avvicinato? Quella parola era di troppo o c'era bisogno di una parola in più? Chiamo-non chiamo, vado-non vado, ore e ore a meditare su quale possa essere la cosa giusta o sbagliata... per qualcuno che forse nemmeno ci vede... e la cosa peggiore è che noi agiamo nella stessa maniera verso altri... tacciamo di cecità il prossimo mentre indossiamo occhiali scuri... quanto sarebbe tutto più facile, leggero se eliminassimo chi non ci degna di nessuna attenzione e dedicassimo tutti i nostri sguardi a chi li ricambia... se lasciassimo andare la pecorella smarrita (per sua diretta volontà per giunta) per coccolare le 99 rimaste saremmo forse meno cupi e soli? In fondo non siamo dei pastori che devono convertire alla causa dell'amore chi abbandona il gregge ma dei ballerini di tip tap che devono cercare di mantenere il ritmo per non cadere. coordinarsi e seguire la musica... tacco punta tacco punta...
lunedì 2 agosto 2010
Incostantemente costante
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Giovani, carini e disoccupati di Ben Stiller (1994) |
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lunedì 19 luglio 2010
La mia ora di libertà...
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Scoprendo Forrester di Gus Van Sant |
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venerdì 16 luglio 2010
Evoluzione o imbarbarimento?
Ci stiamo evolvendo.....
...o imbarbarendo?
...o imbarbarendo?
mercoledì 14 luglio 2010
Dove voglio...
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E la nave va di Federico Fellini |
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lunedì 5 luglio 2010
Punto e daccapo
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Alice nel paese delle meraviglie |
venerdì 2 luglio 2010
Lost in translation
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Lost in Translation di Sofia Coppola, 2003 |
Sono in una fase di transizione, tutto è in indefinito, in itinere, in evoluzione... tutto cammina e nulla si muove: i miei capelli sono nè lunghi nè corti, nè scalati nè regolari, la mia pelle riflette il mio stato d'animo, i miei sbalzi d'umore, caldo/freddo, allegria/tristezza, un giorno è liscia e levigata, quello dopo è contratta e spenta come i miei nervi, la mia concentrazione è totale oggi, disconnessa o nulla domani e/o per altri due o tre giorni, la mia voglia di continuità inesistente, la mia voglia di te persistente e assillante, la possibilità di ritorno illusoria e incosistente... Piove, un acquazzone sospeso da tre giorni che si preannunciava senza lasciare intuire l'esatto momento in cui si sarebbe scatenato in tutta la sua forza, proprio come i momenti di transizione, non sai quanto dureranno, quale sarà l'esatto istante in cui si concluederanno lasciando spazio alla nuova situazione che chiuderà il cerchio dell'irrealtà emotiva in cui vivi, dell'insensatezza irrequieta che ti accompagna in ogni azione che fai, della fuga che programmi e che non credi di poter realizzare perché ogni attimo è quello in cui ti sembra che tutto si evolverà mentre si trasfroma in null'altro che in uno dei mille puntini sospensivi che non sai dove porteranno, che non sai che disegno finale produrranno una volta messi assieme... stop!basta! Odio la transizione, lo svolgimento della trama, l'evoluzione del personaggio, il cambiamento passo dopo passo... è asfiassiante, claustrofobico, cieco, maledettamente girovago e insensatamente logico... è necessario... per questo lo odio, perché non voglio percorrerlo, non ora, non più... voglio due estremi con il vuoto in mezzo e saltare da un capo all'altro, trovarmi sull'altra sponda del fiume, sull'altro lato del ponte...voglio essere oggi chi sarò alla fine di questa andata e ahimé non posso perché non sarò quella me senza attraversare questo zig zag che mi dà il mal di mare... sono persa nella mia transizione... dormo senza riposare, scrivo senza esprimere, cammino senza lasciare impronte, parlo senza ascoltare, mangio senza nutrirmi, bevo senza dissetarmi, pulso senza sangue, guardo senza vedere, ti amo pur avendoti dimenticato... né fuori né dentro, nè tutto né niente, né cielo né terra, né inferno né paradiso... ma solo quel miscuglio di ingredienti che fa di me una centrifuga impazzita...
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giovedì 17 giugno 2010
C'è solo la strada su cui puoi contare... c'è solo la strada per conoscere chi siamo....
Torno da una serata di musica, un concertino in un paesello di provincia, uno di quei paeselli in cui ci sono solo due bar che non si fanno concorrenza, una farmacia e una banca - quella non manca mai - l'unica cosa nuova è l'insegna della stazione con inciso il nome; e ti stupisci al vedere come Trenitalia arrivi anche qui... paesello sperduto in cui ti spareresti dopo tre ore se ci vivessi, concerto di un giovane cantante di queste zone che si sta affermando velocemente in tutta Italia perché ha vinto il premio per il miglior disco esordiente... ti chiedi come mai suoni in questo anfiteatro che non ha nulla di un anfiteatro, con un blando pubbblico e tre chioschi alla buona dove però puoi comprare degli ottimi panini con salsiccia nostrana e cullurielli, per la birra bisogna accontentarsi o di una dreher o di una moretti o di una tuborg... l'aria serale è freschetta e tradisce la calda giornata di sole appena trascorsa, il cielo è coperto di meravigliose e lucenti stelle... e bè io in città avrò qualche supermercato e negozio in più ma alla notte non vedo nemmeno un terzo di questo spettacolo... mi incanto a gurdare un cielo così bello, terso senza nemmeno una nuvola e con tutti questi occhietti luminosi che scintillano... non ne vedevo uno simile, bhuff dalla scorsa estate credo... alzo gli occhi e spero cada una stella... che desiderio vorrei esprimere? Uhm, non so, al momento di stringere non mi viene mai in mente una risposta diretta e sicura... sono con i miei vecchi amici, quelli con cui "sono cresciuta" ma forse solo cronologicamente, nel tempo ma non nello spazio, interiore... sembra di essere tornati indietro nel tempo quando eravamo ancora "piccoli" e pogare a un concerto mangiando un panino e bevendo qualche birra era il meglio che si potesse chiedere ad una serata... tutto il resto era dato dall'effervescenza dei 17 anni e dalle nostre scarpe da tennis consumate... ora siamo così diversi, ci stiamo definendo, questa cosa mi spaventa, è come se ognuno stesse terminando il cammino che termina in una casa... la stabilità... è così triste, voglio continuare a vedere strada, sentieri, alberi e prati ai lati, le nuvole che si sfumano in lontananza e il sole che si tuffa nel mare... non voglio che tutto questo finisca e porti tra quattro mura, schematiche, definite, quasi indistruttibili... perchè cercano una via definitva? Una mia amica si è da poco laureata e il giorno prima della seduta si è scoperta insoddisfatta e infelice, con la voglia di tornare indietro e ripetere tutto daccapo in quei 5anni, ora l'unica cosa che vuole è trovare un posto fisso, non importa che non abbia nulla a che fare col tipo di studi che ha effettuato, "magari in banca dove stai là, fai poco e niente, stacchi alle 2 e hai pure il pomeriggio libero", e tra un paio d'anni sposarsi... un altro si è scritto alla specialistica fuori ma dopo nemmeno 3 mesi erano più le volte che tornava a casa che non quelle che si godeva il nuovo ambiente, ora è tornato, gli mancano gli ultimi due esami forse da un anno e si è trovato un lavoretto in un call center... vuole laurearsi e vivere per sempre qua... un'altra studia fuori e vive una situazione di estremo disagio nella sua città universitaria perchè non è riuscita a crearsi nuove amicizie, in più cambia spesso casa perché non si trova mai bene con le coinquiline, il risultato è che scende a casa a studiare prima di un esame e ha solo qui la sua vita sociale... potrei continuare l'elenco... e Io? Sono l'unica che vuole andar via da questo posto, che non cerca stabilità materiale ma dello spirito, vorrei che il mio cuore fosse forte non il mio conto in banca, vorrei un innamorato non qualcuno che mi metta la fede al dito, vorrei il lavoro che mi emoziona, nel campo per cui ho studiato e acquisito conoscenze, voglio vivere ogni anno in una nuova città, imparare una nuova lingua, vorrei che il mio futuro fosse un cammino lungo, interminabile, un continuo alternarsi di sole al mattino e stelle alla notte... vorrei andare un anno a parigi e imparare il francesce, scrivere romanzi seduta ogni pomeriggio in un caffè letterario diverso, l'anno dopo a Londra dove ascolterei musica di ogni sorta nei suoi mille locali underground e vorrei comprare mille meravigliosi e colorati ombrelli che mi difendano dalla sua pioggia... imparare a ballare il tango in Argentina e la sevillana in Andalucia, vedere un musical a Broadway...vorrei che tutte le mie fantasticherei vive e cangianti da quando avevo 8 anni diventassero realtà anno dopo anno senza che la paura del tempo che scorre possa farmi venire l'ansia del dover lavorare sodo per una stabilità necessaria, il mutuo per la casa, il fidanzato per sposarsi, fare un figlio prima che l'orologio biologico faccia tic tac tic e pum fermandosi, e le rughe e la solitudine e coltivare per raccogliere, e dire e poi fare... prevenire per non curare... responsabilizzarsi per non subire le conseguenze dell'insensatezza.... io voglio solo muovermi, solo muovendomi posso salvarmi dalla morte, dalla vecchiaia, dalla depressione, dalla tristezza che mi fa non riuscire più a ridere a squarciagola con le persone con cui ho imparato a farlo, dalla tristezza che mi fa pensare che ho 25 anni e sono tanti perché mi sento ferma, perchè mi muovo così lentamnte che qualsiasi cambiamento io faccia è troppo poco in confronto all'avanzamento che il mondo fa... non voglio laurearmi e affannarmi a fare qualcosa che non mi piace, sono terrorizzata all'idea di diventare quadrata per paura... voglio l'amore quello vero, e se non posso avere te non voglio nessun altro che non ami quanto te o più di te... non voglio accontentarmi per paura di restare con nulla... non voglio respirare se sono già morta... voglio ballare e ridere e cantare... voglio la mia cattiva strada da percorrere avanti e indietro finché non mi verrà voglia di fermarmi... "C'è solo la strada su cui puoi contare, c'è solo la strada per conoscere chi siamo" e perché "c'è amore un po' per tutti e tutti quanti hanno un amore sulla cattiva strada..."
Foto: Elizabethtown di Cameron Crowe
lunedì 14 giugno 2010
Alle volte ritornano...
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Thelma&Louise di Ridley Scott, 1991 |
Sabato 12 giugno 2010, una giornata piena di segni, segni che non si tramutano in eventi. Ritorni inaspettati ed irriverenti che non ti lasciano la lucidità di pensare, il tempo di saper rispondere... dopo tutto questo tempo mi scrivi, inaspettatamente, dicendo che rileggi le nostre lettere, le nostre poesie e non capisci che cavolo è successo. Bella domanda! Che cavolo è successo? Lo so eppure non so dirlo, non so spiegarlo... mi si bloccano i pensieri in qualche recondito angolo della mente senza riuscire a tramutarsi in parole e concetti... come si spiega una delusione? Un'amicizia finita? Un'affetto che resta statico nel cuore senza prendere più la forma di tutte le chiacchiere, i viaggi mentali, la convivenza che ci ha avvicinate da tutti i punti di vista, le fantasie, le nostre serate "tra ragazze", i bicchieri di vino, le bottiglie di vino, le ansie degli esami preparati assieme, le conversaizoni ai lati dei quaderni nei momenti di noia, le foto, i discorsi sulla dimensione femminile e sul coraggio di diventare le donne che vorremmo essere, il conoscerti piano piano, la diversità caratteriale che non ha escluso l'affinità delle nostre anime... le parole ci hanno unito e i fatti ci hanno allontanate... forse i non fatti e le non parole... non dico i silenzi perchè in modo o in un'altro abbiamo sempre comunicato, alle volte non parlavamo ma comunicavamo sempre in un modo o in un'altro... forse le aspettative di quest'amicizia così profonda erano troppo alte e soddisfarle era così difficile... troppi progetti non concretizzati, troppi sogni rimasti tali, troppo, t'ho voluto troppo bene e non ho potuto sopportare che anche con te tutto finisse nell'incompresione e nella mediocrità... e alle volte ci si allontana perché non si può sopportare un legame formale, banale, finto e sporadico... dopo essere state assieme in una scatola magica, così reale da sentirne ancora una viva nostalgia, era impossibie non allontanarsi quando mediocrità e staticità hanno preso il sopravvento... ti distanzi perché leggi che i miei occhi ti vedono ormai come se fossi un'altra persona, io perchè non riusciamo più a condividere nulla.. dici che non è vero, che questa è la mia percezione... forse... è passato tanto tempo, è passato anche questo... mi resta l'amaro in bocca ma non voglio tornare indietro...
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domenica 30 maggio 2010
Montanelli e il futuro dell'Italia
Anche se sono argomenti che mi interessano, di solito sul blog non affronto temi legati alla politica o alla vita socio-economica dell'Italia, oggi però voglio pubblicare questo video in cui Montanelli, non come un sogno premonitore ma grazie ad un'analisi storica attenta e piuttosto amara, traccia le fila del futuro di questo paese... "gli italiani brilleranno ma l'Italia no"... gli italiani come singoli individui che esprimono le loro eccezionali capacità personali, umane, professionali... ma non gli italiani in quanto tali, in quanto popolo, in quanto espressione dell'Italia...
sabato 22 maggio 2010
L'insostenibile leggerezza del "mio" essere
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Oggi sono inquieta da morire... mi sono svegliata apparentemente bene e dopo nemmeno un'ora aver aperto gli occhi sentivo che qualcosa andava storto, mi sono messa dinanzi la il computer per scrivere la tesi... inizio a leggere i documenti e già mi sentivo agitata ma non ne ero ancora consapevole... qualche segno però me lo suggeriva, se ci avessi fatto caso più attentamente me ne sarei accorta subito, la postura: spalle un po' curve, testa poggiata su un braccio, i capelli elettrici... l'intollleranza sale... mi sposto sul divano con la scusa di stare più comoda e da lì comincio a divagare... prima le notizie del giorno, poi facebook, poi un po' di musica che "dovrebbe rilassarmi"...pluff! quel briciolo di concentrazione è andato, svanito, sarà a spasso con la mia serenità... "maledizione mi dico"... sto male, fisicamente, sono intorpidita, i muscoli contratti, ho dolore alle spalle, sento i denti serrati e la bocca sempre meno propensa ad un sorriso, la pelle tesa e il suo colore spento... sono stanca e non ho energia... sto male, emotivamente, eppure il mio spirito si nasconde, è sempre più evanescente, mi confonde, mi fa credere che vada tutto bene, che mi sto riprendendo, eppure sento ancora quel fastidioso formicolio alla bocca dello stomaco, il respiro mi si blocca in gola e mi sembra di ingoiare aria piuttosto che buttarla fuori... uff! Non mi tollero! Voglio che tutto passi così com'è arrivato, che svanisca d'improvviso senza dover sempre analizzare, resistere, impegnarmi, sforzarmi, sforzarmi di non essere iraconda, sforzarmi di fare respiri lunghi e profondi che mi rilassino, sforzarmi di rimanere seduta quando ho voglia di perdere il pomeriggio e andare a passeggio, sforzarmi di non sentirmi in colpa se poi cedo alla passeggiata, sforzarmi di sforzarmi... sono stanca, vorrei dormire e risvegliarmi solo quando tutto tornerà a scorrere fluidamente e quando avrò recuperato la leggerezza della quotidianeità... ma quando mai le mie giornate sono trascorse senza un mal di pancia? Durante alcuni periodi, più o meno lunghi... Un'overdose di malox? Non servirebbe, è solo un a palliativo... voglio una soluzione definitiva, che lo risolva per sempre, non voglio più che mi si blocchi il respiro in gola e che il mal di pancia mi chiuda lo stomaco in una morsa più forte della mia capacità di reazione... Ormai odio la mia insostenibile leggerezza dell'essere... vorrei un essere solo leggero e non anche insostenibile, ma se così fosse non sarebbe più il mio essere? Posso vivere in un una me non più me sapendo quello che c'era prima della mia nuova me? No, non potrei! Allora voglio svuotarmi, resettarmi, cancellare e ri-riempirmi di nuovo... solo di leggerezza, solo di attimi, di cose serene, simpatiche, allegre, divertenti, basta insostenibili pensieri sul senso di questo, di quello, di quell'altro, dei perché, dei percome ecc. ecc. ecc.
"Se io avessi due vite, nella prima inviterei Tereza a restare a casa mia e nella seconda la sbatterei fuori: così potrei fare un paragone e decidere come comportarmi. Ma si vive una volta sola. La vita è così leggera: è come uno schema che non si può mai riempire né correggere né migliorare. È spaventoso!"
venerdì 21 maggio 2010
Il colino emotivo
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Coffee and Cigarettes, foto di Valerie Os |
Stamattina mi sono alzata, ho fatto colazione come al solito, anzi meglio del solito per via la torta di fragole preparata ieri da mamma. Dopodiché mi è venuta voglia di bere una tisana (non sono una da Zen e Yoga), ho aspettato che l'acqua bollisse, ho preso una tazza e ho scartato il sacchetto che racchiudeva la bustina con l'infuso... Verso l'acqua nella tazza e vi immergo la bustina... ops! Mi accorgo che è si è rotta e mentre l'acqua si colora mille foglioline d'erba vi si disperdono... Ma arriva lui: Il COLINO! la magica invenzione per situazioni del genere! Prendo un bicchiere, vi posiziono su il magico strumento e colo la tisana. Ed è proprio mentre vedo l'acqua ripulirsi di tutto il contenuto della bustina rotta che inizio a pensare: ma perchè non esiste un colino emotivo? Perché non possiamo versare solo le esperienze "pulite" nella nostra tazza e lasciare che la retina trattenga a sè tutti questi pezzettini fastidiosi di erbette che si impigliano nella lingua se non scartati? Perché con le tisane si può attingere solo all'essenza dell'erba e al suo potere benefico rilasciato nell'acqua per poi buttare nella spazzatura quello che resta e invece nella vita no? Perché la mia mente deve conservare sia il ricordo positivo che quello negativo? E soprattutto perché quello negativo ha più potere di farmi sentire male costantemente e più a lungo di quanto quello positivo possa farmi star bene? Perché la memoria "buona" mi sfiora regalandomi sorrisi meravigliosi e riportandomi a quello stesso grado di felicità passata ma solo per istanti brevissimi e quasi impercettibili i quali svaniscono al minimo rumore, odore che mi ributta crudelmente nel presente? E perché la memoria "cattiva" si accomoda e ha l'ardire di subaffittare la mia mente, senza il mio consenso e a data da definire, rendendo instabile il mio umore, confusionarie le mi attività quotidiane, distorta la mia percezione della realtà e a chiazze quella del futuro, ricordandomi per giunta che la sua antagonista non doveva essere poi così buona dato che si è trasformata in memoria e non in continuazione del passato che sfocia nel futuro... nel leggere questo post so già cosa mi risponderebbe mio padre, sento la sua voce, l'intonaziona, il volume, tutto suonerebbe così :"Sei tu il tuo colino, il tuo cervello è in grado di controllare la tua memoria, tanto la buona quanto la cattiva..." Il controllo di me è qualcosa di molto complicato, lo ottengo solo quando non lo cerco, quando non lo penso, in caso contrario sono completamente succube della mia sfrenata irrazionalità... l'argomentazione che mi salva è un'altra, la filosofia in basa alla quale una cosa esiste in quanto esiste il suo contrario, non c'è luce senza buio e viceversa, non c'è gioia senza tristezza, non c'è bene senza male, non c'è viaggio senza sosta... i pensieri poi divagano dal perno iniziale e mi viene in mente "Viceversa" di Mario Benedetti, l'unica poesia che rispecchia come mi sentivo fino a qualche mese fa e per tutto l'anno passato, come ci si sente quando si è innamorati.... fottuti e radianti, chissà se più il primo o il secondo e viceversa... da domani basta tisane, solo caffè e sigarette, che vanno d'amore e d'accordo, basta contrasti e chiaroscuri...
mercoledì 19 maggio 2010
La guerra fredda
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Una canzone per Bobby Long di Shainee Gabel |
Mi sono successe diverse cose in questi giorni, tutte più o meno piccole ma tutte più o meno degne di nota. Hanno lasciato un segno in me e mi hanno fatto riflettere. Vorrei raccontarvi di una sensazione romantica che ho provato ieri sera parlando con un ragazzo col quale ho sentito subito un'intesa, mi sembrava di conoscerlo da tempo, oppure dello scatto di nervi che ho provato tra ieri e oggi per la frustrazione di non vedere fluidamente scivolare le parole sulle pagine della mia tesi, o ancora della interminabile lite d'amore che c'è tra me e mio padre e di cui ieri si è consumato un altro, ennesimo, round. Si, è di questo che vi parlerò anche se l'idea iniziale era un'altra. Come sempre non vince mai nessuno, si sentono solo urla, voci che si sovrastano l'una sull'altra, ognuno ascolta la propria piuttosto che quella dell'altro, i suoni si alzano poi scendono, poi le urla si stemperano e dopo che la rabbia ha avuto l'illusione di venir fuori tutta sotto forma di accuse, offese, recriminazioni, ci si arrende alla diversità, alla reciproca permalosità, al dialogo che non porta mai una posizione diversa dalla precedente... non può essere altrimenti, siamo due personalità distinte, ormai non più evoluzione ma già definite, formatesi a distanza... la tua in una distanza temporale in cui è impossibile che io entri a meno che qualcuno inventi una macchina del tempo e mi permetta di essere spettatrice della tua vita passata, proiettandomela come una pellicola su uno schermo cinematografico. Vedere che facevi, come reagivi agli eventi e che sensazioni ti producevano, come tutto ha inciso su di te facendo di te quell'uomo che oggi sei. La mia è una distanza spazio-temporale; un tempo storico in cui necessariamente c'eri, uno spazio in cui ci sei stato meno o almeno non costantemente. Tu sai chi sono e come sono oggi, forse non totalmente ma sicuro più di quanto io sappia di te, quello che non sai è tutto quello che ho fatto, come ho reagito a tutti gli eventi e che sensazioni mi producevano, quali e come tutti hanno inciso su di me facendo di me la giovane donna che sono oggi. Ci sono molte lacune, molti spazi vuoti, molti puntini sospensivi tra una parola e l'altra e mancano dei dati in relazioni a certi anni, a certi periodi più corti di anni ma intensi come tali. Sarà questo che rende la lotta estenuante e infinita? Forse è semplicemente questa la normalità del nostro rapporto? Non mi sento di ripetere quanto diceva Flaubert "Siamo come in un deserto, non riusciamo a capirci" perché non è così, adesso abbiamo delle discussioni che resistono alle discussioni stesse... forse il senso di tutto è la necessaria esistenza di punti di vista contrastanti... con qualche risata e sciocchezza come interruzione pubblicitaria...
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Una canzone per Bobby Long
mercoledì 12 maggio 2010
Tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare...
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La tempesta perfetta di Wolfang Petersen |
Tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare, così si dice... sono in mare, senza tendere nè verso il dire nè verso il fare... vorrei fare quello che dico mhà... centellino le mie azioni. La verità è che non riesco più a fare quello che devo perché non voglio più farlo! Ma so che lo farò, con ritardo e a fatica, ma lo farò. Perchè il mio senso di responsabilità è sempre stato troppo più alto di me e perché perderebbe valore tutto quello che sono stata fin ora, tutto quello per cui ho sudato, ho gioito, ho provato ansia, ho raccolto energie. Lo farò ma a fatica. So perchè ho perso la disciplina, non è stata la perdita di esercizio e di rigore, anche ma sicuramente in parte minore, è stato perché prima quello che facevo era quello che volevo, VOLEVO fare quello che FACEVO! Era quello che mi faceva star bene tra le mille difficoltà che anche una situazione piacevole può portare con sé. Mi dondolo tra più scelte senza prenderne una, un po' perchè non ho un vero stimolo, non c'è una posizione che sia anche solo di una tacca più definita delle altre, anche di una percentuale impercettibile, un po' perché non vedo il senso in nulla, un po' perché ho paura di sbagliare oggi e non poter tornare indietro domani... un po' perchè navigando in mare è normale non vedere altro che l'orizzonte. Forse ho perso qualcosa per strada o questo qualcosa si sta evolvendo verso altro di cui non riesco a vedere la forma nuova... sta di fatto che mi sento per metà persa in me e per metà nel mondo eppure stranamente un po' più forte di come sono sempre stata fin ora. In fondo devo solo aspettare di essere al centro della stanza per avere una visione più armoniosa e totale della situazione o potrei appellarmi alla massima "nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma". Qualcosa è già cambiato... mi si è rotto il cellulare, sono sempre stata per la politica dell'essenzialità, cioè comprarne uno senza troppi accesori, giochi, giochini e stronzate varie o un modello super fashion, ultimo grido che ti facesse sentire alla moda... l'importante era che non si rompesse il giorno dopo e che avesse utilità basiche più sveglia e promemoria perché così evito di andare in giro con mille bigliettini che mi ricordino quelo che devo fare... bene dentro di me avanza l'abrogazione delle politica dell'essenzialità, ieri ho comprato un semplicissimo ed essenzialissimo nokia però dopo averlo preso comincio a dirmi "e perché non prenderne uno un po' meno essenziale???" Sono sempre stata per la naturalezza e il trucco zero o trucco acqua e sapone, da un po' di tempo nulla mi piace più di usare rossetti stravaganti e darmi un po' di colore... non avevo mai considerato l'idea di poter diventare un po' civettuola (anche l'inutile cellulare fashion rientra in questo spostamento di rotta), sono sempre stata una Katie io, non credevo di poter avere anche solo una impercettibile attrazione per Barbie! Anche se difficilmente smetterò di credere "che gli uomini sono i loro principi", pur rendendomi conto benissimo che il mondo va, non come dice Katie bensì, come dice Hubble e cioè che la vita è troppo seria per prenderla seriamente... forse cerco di unire le due cose: continuo a credere nei miei principi velandoli con un tocco di rossetto cercando così di alleggerirne un po' il peso... di tanto il tanto per calmare la tempesta nel pieno della quale navigo...
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martedì 11 maggio 2010
Que será será
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Il pensatore di Rodin |
Da quando scrivo questo blog mi tornano alla mente tanti piccoli episodi, sensazioni, attimi della mia infanzia che avevo rimosso, che non ricordavo nemmeno di aver vissuto. Mi tornano alla mente come un film non ancora montato, immagini sporadiche, disordinate che spesso a fatica riesco a mettere in ordine perchè è passato troppo tempo e non trovo la chiave di certi cassetti o il giusto pezzo per ricomporre il puzzle. Un paio di giorni fa io e mia madre siamo andate in paese, quello dove trascorrevo l'estate con mia nonna e mio fratello quando mamma lavorava, quello dove mi sbucciavo le ginocchia, non ci andavamo da un secolo forse.... mi è sembrato fosse passata una vita intera... che strano ci stavo 2 o 3 mesi all'anno in pianta fissa e poi finché nonna non tornava in città andavamo quasi tutti i fine settimana a trovarla. Quindi una strada che dovrei conoscere centimetro per centimetro quella che porta da qui a lì... e invece non mi ricordavo quasi nemmeno come ci si arrivasse, infatti ho sbagliato percorso e mamma si è anche incazzata perché abbiamo allungato e perso tempo. La strada che porta in paese è una statale o forse nemmeno, diciamo che è un pezzo di cemento in mezzo alla campagna verde, campi e campi di verde. Faceva caldo, era tarda mattinata quindi abbiamo abbassato i finestrini sperando in un po' di vento che rendesse più piacevole e meno afoso il tragitto... è stato in quel momento che mi è tornata a far visita tutta la mia infanzia.. abbassando i finestrini... l'odore del concime proveniente dai campi e il cicaleccio della primavera di campagna... mi sono ricordata, d'improvviso come se avessi preso la scossa, tutti capricci che facevo affinché mamma rialzasse i vetri perché non potevo sopportare quell'odore, l'odore della natura... e da lì una discarica di ricordi mi è piovuta addosso... più che un post potrei scrivere un romanzo tanti sono... poi stamattina per caso ho ascoltato Que serà serà di Doris Day e il gioco è fatto! Ultimamente mi sembra di vivere nel passato, non nel senso negativo del termine o forse si, però senza poter controllare la mia mente miliardi di ricordi mi assillano, il futuro e il presente mi sembrano in sciopero... strano per una che è stata una bambina petulante, con la voce squillante e che non stava mai ferma... una vera rompiscatole diciamoci la verità, molto vivace... ho sempre vissuto il presente senza rendermi conto che lo vivevo, agivo e basta senza pensarci troppo... quando mi metto a pensare mi blocco il più delle volte, soffro di panico da futuro perché, come tutti credo, vorrei che fosse pieno, o forse non c'è un giusto aggettivo, vorrei solo che fosse come vorrei, innanzitutto più scorrevole. In ogni caso sono sempre stata una che guardava molto al passato (anche quello rimosso perché cercavo di capire e analizzare cosa non fosse andato o per ricordare le cose belle) e al futuro, sono una da grandi speranze "dickensiane", una che mentre ne fa una ne vorrebbe fare altre mille contemporaneamente. E come tutti quelli che stanno sulle Nuvole e passano la loro vita metà nella realtà e l'altra metà nel Pensatoio mi sono sempre fatta mille domande e da piccina chiedevo sempre a mamma se sarei stata bella, ricca, che lavoro avrei fatto, se avrei fatto il lavoro che volevo, se avrei viaggiato tanto, se sarei stata tanto amata, se sarei stata felice... i mille perché e per come dei bambini petulanti... anche di questo mi ero dimenticata e Doris Day ha riportato a galla domanda e risposta... que será será, whatever will be, will be, the future's not ours, to see...
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