domenica 29 agosto 2010

Vivre sa vie - Jean-Luc Godard

Alcune scene dal film Vivre sa vie (Questa è la mia vita) di Jean-Luc Godard. La storia di Nanà.

"...Siamo sempre responsabili e liberi. Dimentico di essere responsabile ma lo sono. Voler evadere è un'illusione... Basta interessarsi alle cose e trovarle belle..."


Nana danza felice


La bellissima Nanà


La scena più incisiva. Nanà fa della Filosofia. 
"Bisogna pensare e per pensare bisogna parlare. Non si pensa in altro modo... Quando si parla c'è un'altra vita rispetto a quando non si parla... Allora per vivere parlando uno deve essere passato dalla morte del vivere senza parlare"

The Beatles - A day in the life




I read the news today oh boy
About a lucky man who made the grave
And though the news was rather sad
Well I just had to laugh
I saw the photograph
He blew his mind out in a car
He didn't notice that the lights had changed
A crowd of people stood and stared
They'd seen his face before
Nobody was really sure
If he was from the House of Lords.

I saw a film today oh boy
The English Army had just won the war
A crowd of people turned away
but I just had to look
Having read the book
I'd love to turn you on

Woke up, fell out of bed,
Dragged a comb across my head
Found my way downstairs and drank a cup,
And looking up I noticed I was late.
Found my coat and grabbed my hat
Made the bus in second splat
Found my way upstairs and had a smoke,
and Somebody spoke and I went into a dream

I read the news today oh boy
Four thousand holes in Blackburn, Lancashire
And though the holes were rather small
They had to count them all
Now they know how many holes it takes to fill the Albert Hall.
I'd love to turn you on

martedì 24 agosto 2010

Tacco punta, tip tap

Grey's Anatomy
Mi piacciono le serie sui medici, Dottor House e Grey's Anatomy, mi piace come uniscono la medicina alle metafore sulla vita, come le storie dei personaggi si intrecciano a quelle dei pazienti. Spesso nell'operare si perdono delle vite e segue una crisi per la quale il dottore di turno crede di non essere portato per quel mestiere o si rende conto di non reggere più alla morte, sottofondo ricorrente delle sue giornate... Poi l'amico, amante o familiare di turno gli ricorda che non deve pensare alle vite perse ma a quelle salvate, a chi siamo stati capaci di trattenere e non a chi è andato... come nella vita reale... alle volte pensiamo a chi ci ha lasciato più che a chi ci è vicino, sprechiamo più tempo a meditare sul perchè e il percome quella data persona abbia deciso di non stare più con noi che non a gioire e godere di chi invece vuole starci accanto... Perchè mai questi assurdi percorsi interiori ci fanno agire in modo contrario alla nostra felicità? Qualcuno ci ama e non gli diamo il valore che merita, qualcuno non ci ama e ne facciamo una tragedia infinita, esci con una persona non ti richiama più o dopo poche volte la cosa non ingrana e subito ci si inizia a fare mille domande, cosa avrò che non va, cosa avrò fatto che lo ha allontanato o non lo ha avvicinato? Quella parola era di troppo o c'era bisogno di una parola in più? Chiamo-non chiamo, vado-non vado, ore e ore a meditare su quale possa essere la cosa giusta o sbagliata... per qualcuno che forse nemmeno ci vede... e la cosa peggiore è che noi agiamo nella stessa maniera verso altri... tacciamo di cecità  il prossimo mentre indossiamo occhiali scuri... quanto sarebbe tutto più facile, leggero se eliminassimo chi non ci degna di nessuna attenzione e dedicassimo tutti i  nostri sguardi a chi li ricambia... se lasciassimo andare la pecorella smarrita (per sua diretta volontà per giunta) per coccolare le 99 rimaste saremmo forse meno cupi e soli? In fondo non siamo dei pastori che devono convertire alla causa dell'amore chi abbandona il gregge  ma dei ballerini di tip tap che devono cercare di mantenere il ritmo per non cadere. coordinarsi e seguire la musica... tacco punta tacco punta...



lunedì 23 agosto 2010

Caravaggio - Giuditta e Oloferne

Radiohead - Karma Police



Karma police, arrest this man
He talks in maths
He buzzes like a fridge
He's like a detuned radio

Karma police, arrest this girl

Her Hitler hairdo is making me feel ill
And we have crashed her party

This is what you get

This is what you get
This is what you get when you mess with us

Karma Police

I've given all I can
It's not enough
I've given all I can
But we're still on the payroll

This is what you get

This is what you get
This is what you get when you mess with us

For a minute there, I lost myself, I lost myself

Phew, for a minute there, I lost myself, I lost myself

For a minute there, I lost myself, I lost myself

Phew, for a minute there, I lost myself, I lost myself

sabato 21 agosto 2010

In cerca di un'emozione

Vacanze Romane di William Wyler
Rinucereste a quell'emozione che vi pervade per tutta la notte subito dopo un primo appuntamento andato meravigliosamente? O dopo il primo bacio? A quel sorriso da idiota che vi si stampa in faccia come un tatuaggio e dura indefinitamente? Al raccontare come tutto era magico e stupendo al punto che anche la luna sembrava sorridere con voi? Che c'è di meglio della prima fase dell'innamoramento, della prima emozione che ci fa illudere e sperare col cuore gonfio che stia nascendo qualcosa? Quanto si rivela leggera l'insonnia che segue una serata magica e ispiratrice in cui gli occhi restano aperti a sognare? L'amore è una risorsa rinnovabile? Spero di si ma penso di no perchè è piuttosto raro incontrare qualcuno con cui ci si sente in sintonia al punto che tutto ai nostri occhi assuma una valenza diversa se fatta con quella data persona... usciamo, conosciamo gente, scmabiamo idee, comunichiamo, ridiamo, stiamo bene con un sacco di gente e molti diventano importanti, amici, persone fidate ma quanti davvero sanno farci emozionare? Pochi, pochissimi! Questo cerchiamo: un'emozione, un palpito, un'accellerazione del ritmo cardiaco... "un bacio su cui costruire un sogno nella nostra immaginazione.".. ecco perché un'uscita che si rivela amichevole e da cui ci aspettavamo di più può risultare banalmente deludente... cerchiamo un'emozione che rompa la routine, che disordini i piani, che generi una forza vitale nuova in noi, che ci faccia venir voglia di fare nuovi piani, che faccia scorrere il tempo leggero e veloce... mi chiedo perchè abbiamo bisogno di tutto ciò? Di queste romanticherie spesso illusorie e non durature e per le quali si paga un prezzo altissimo quando terminano? Poi mi ricordo delle volte in cui l'ho provata questa sensazione, quando quest'emozione ha abitato in me e mi ricordo di quanto ci si sente bene e di come ci si veda belli e in armonia con se stessi e col mondo a vestire certi panni... e la risposta è la più banale che ci sia... perché ci fa stare bene, fosse anche solo per mezz'ora...

lunedì 16 agosto 2010

2046 - Wong Kar-Wai

"Nella vita il vero amore si può mancare se lo si incontra troppo presto o troppo tardi. In un'altra epoca, in un'altro luogo, la nostra vita sarebbe stata diversa."



Main Theme



"Usò questo trucco per respingermi..."



"...la sua tenacia mi insegnava una cosa, finché non si rinuncia si può sempre sperare..."



Casta diva

Fabrizio De André - Hotel Supramonte

Sono vittima di una particolare stanchezza in questi giorni, soprattutto fisica ma anche mentale, quindi non mi sforzo quasi per nulla, faccio solo cose che mi va di fare e appena mi sento affaticata mollo... leggo molto, riviste, libri lasciati in sospeso o a cui volevo dedicarmi da tanto e che per i mille "poi, quando ciò che sto facendo ora sarà terminato" sono lì fermi da mesi, prendono polvere piuttosto che essere presi in mano da me, film, guardo un film al giorno riducendo così la lunga lista di pellicole che il mio blocknotes mentale ha annotato, faccio cruciverba, questa è una nuova cosa, non mi ci ero mai dedicata con costanza in vita mia, ascolto musica, quella che amo da sempre e quella nuova... in sostanza ozio come la cicala aspettando di ridiventar formica... sono un po' perduta nel mio ordine discreto perché non viaggio, non rido, non vivo mentre il tempo scorre come un signore distratto, incurante del circostante che ti aspetta sempre al varco per presentarti il conto, e come un bambino che dorme, inconsapevole di ciò che attorno a lui accade e cullato da sogni fanciulleschi e beati...



E se vai all'Hotel Supramonte e guardi il cielo
tu vedrai una donna in fiamme e un uomo solo
e una lettera vera di notte falsa di giorno
e poi scuse accuse e scuse senza ritorno
e ora viaggi vivi ridi o sei perduta
col tuo ordine discreto dentro il cuore
dov'è il tuo ma dov'è il tuo amore, ma dove è finito il tuo amore.

Grazie al cielo ho una bocca per bere e non è facile
grazie a te ho una barca da scrivere ho un treno da perdere
e un invito all'Hotel Supramonte dove ho visto la neve
sul tuo corpo così dolce di fame così dolce di sete
passera anche questa stazione senza far male
passerà questa pioggia sottile come passa il dolore
ma dov'è il tuo amore, ma dove è finito il tuo amore.

E ora siedo sul letto del bosco che ormai ha il tuo nome
ora il tempo è un signore distratto è un bambino che dorme
ma se ti svegli e hai ancora paura ridammi la mano
cosa importa se sono caduto se sono lontano
perché domani sarà un giorno lungo e senza parole
perché domani sarà un giorno incerto di nuvole e sole
ma dov'è finito il tuo cuore, ma dov'è finito il tuo cuore.

martedì 10 agosto 2010

Federico García Lorca - La sposa infedele



La sposa Infedele

E io me la portai al fiume
credendo che fosse ragazza,
invece aveva marito.
Fu la notte di S. Giacomo
e quasi per compromesso
Si spensero i lampioni
E si accesero i grilli.
Dopo l’ultima curva
toccai i suoi seni addormentati,
e mi si aprirono subito
come rami di giacinti.
L’amido della sua sottana
mi suonava nell’orecchio,
come una pezza di seta
lacerata da dieci coltelli.
Senza luce d’argento sulle loro cime
sono cresciuti gli alberi,
e un orizzonte di cani
latra molto lontano dal fiume.

Passati i rovi,
i giunchi e gli spini,
sotto la chioma dei suoi capelli
feci una buca nella sabbia.
Io mi levai la cravatta.
Lei si levò il vestito.
Io il cinturone con la pistola.
Lei i suoi quattro corpetti.
Né tuberose né chiocciole
hanno la pelle tanto sottile,
né cristalli sotto la luna
risplendono con questa luce.
Le sue cosce mi sfuggivano
come pesci sorpresi,
metà piene di fuoco,
metà piene di freddo.
Quella notte percorsi
il migliore dei cammini,
sopra una puledra di madreperla
senza briglie e senza staffe.
Non voglio dire, da uomo,
le cose che lei mi disse.
La luce della ragione
mi fa essere molto discreto.
Sporca di baci e sabbia,
io la portai via dal fiume.
Con l’aria si battevano
le spade dei gigli.
Mi comportai da quello che sono.
Come un gitano autentico.
Le regalai un tavolino da lavoro
grande di raso paglierino,
e non volli innamorarmi
perchè avendo marito
mi disse che era ragazza
quando la portavo al fiume.

 ******************

La casada infiel 
Y que yo me la llevé al río
creyendo que era mozuela,
pero tenía marido.
Fue la noche de Santiago
y casi por compromiso.
Se apagaron los faroles
y se encendieron los grillos.
En las últimas esquinas
toqué sus pechos dormidos,
y se me abrieron de pronto
como ramos de jacintos.
El almidón de su enagua
me sonaba en el oído,
como una pieza de seda
rasgada por diez cuchillos.
Sin luz de plata en sus copas
los árboles han crecido,
y un horizonte de perros
ladra muy lejos del río.
           
Pasadas las zarzamoras,
los juncos y los espinos,
bajo su mata de pelo
hice un hoyo sobre el limo.
Yo me quité la corbata.
Ella se quitó el vestido.
Yo el cinturón con revólver.
Ella sus cuatro corpiños.
Ni nardos ni caracolas
tienen el cutis tan fino,
ni los cristales con luna
relumbran con ese brillo.
Sus muslos se me escapaban
como peces sorprendidos,
la mitad llenos de lumbre,
la mitad llenos de frío.
Aquella noche corrí
el mejor de los caminos,
montado en potra de nácar
sin bridas y sin estribos.
No quiero decir, por hombre,
las cosas que ella me dijo.
La luz del entendimiento
me hace ser muy comedido.
Sucia de besos y arena
yo me la llevé del río.
Con el aire se batían
las espadas de los lirios.
Me porté como quien soy.
Como un gitano legítimo.
Le regalé un costurero
grande de raso pajizo,
y no quise enamorarme
porque teniendo marido
me dijo que era mozuela
cuando la llevaba al río.

venerdì 6 agosto 2010

Quando arrivano i ragazzi...

Il favoloso mondo di Amelie diJean-Pierre Jeunet
Diversi anni fa frequentavamo spesso un wine bar, io e la mia amica solevamo andarci quasi ogni venerdì, bevevamo una nuova bottiglia di vino, ascoltavamo il concertino di jazz, facevamo lunghe chiacchierate fantastiche e grasse risate fino al pianto, la musica si conciliava bene con i nostri discorsi e il vino ci rendeva più allegre di quanto già non fossimo. Eravamo come due giovani farfalle, un po' nostalgiche perché appena tornate dall'erasmus, cariche e piene di voglia di conquistare il futuro. Giovani e graziose, inseparabili ci facevamo forza dell'affetto immenso che avevamo l'una per l'altra. Io mi ero appena tagliata i capelli cortissimi dopo averli portati lunghi fino a quel momento senza tagliarli mai... al cadere di ogni riccio sotto le forbici del parrucchiere volevo lasciare a terra anche tutti i piccoli tratti della mia identità che consideravo limitanti: volevo che la giovane ragazza in fiore prendesse il posto dell'adolescente timida e insicura che ero stata fino allora. Aspettavo con speranzoso romanticismo l'arrivo dei ragazzi nella mia vita, fino a quel momento solo banali cottarelle scolastiche che non si erano concretizzate in nulla se non in qualche sorriso e una languida conversazione. Cappuccetto rosso voleva andare a passeggio nel bosco, esplorarlo, conoscerne gli alberi, apprezzare i colori della natura e la stranezza degli esemplari che lo popolano, godere il ristoro del fresco prodotto dall'ombra. Ma ahimé non conosce mai che sembianze vestirà il lupo cattivo pronto a mangiarla. Caso volle che il lupo fosse un batterista che suonava e frequentava spesso quello che era diventato il mio locale preferito! Quando poi l'unico tavolo rimasto è quello di fianco la pedana dove suona il gruppo, aprire le fauci è molto più facile per il sospetto animale! E sta di fatto che il mostro in questione oltre a lanciare note nell'aria distribuiva sguardi maliziosi il cui oggetto ero io. E siccome io e Madama-Malizia abitavamo in quartieri così lontani da non esserci ancora nemmeno incrociate di sfuggita, lì per lì non capii il significato del messaggio che quegli occhietti furbi inviavano, così continuai a chiacchierare e ridere con la mia amica come se costui neanche ci fosse! Ma l'occasione fa l'uomo ladro e le ragazzette inesperte e sognatrici facilitano il furto. Cominciai ad incontrarlo spesso e tra uno sguardo malizioso e l'altro mi invitò a fumare una sigaretta una volta, a scambiare due chiacchiere un'altra. Finché un sabato sera lo incontrai in un locale, aveva suonato un gruppo molto bravo e a concerto finito un po' di rock 'n roll scanzonato e allegro ci  faceva ballare,  lui continuava a guardare e di tanto in tanto mi diceva qualcosa, io ero in compagnia dei miei amici, ci divertivamo da matti e non lo calcolavo quasi per nulla però chissà come (???!!!) me lo ritrovavo sempre intorno finché non so nemmeno io come (complice la mia amica tequila scura cannella e arancia) mi ritrovai fra le sue braccia, confusa e forse felice. Era di un bel po' più grande di me ma dall'aspetto sembrava più piccolo, era grafico, fotografo, suonava, dipingeva, gli piaceva De André (come sciocca lessi questo elemento come un segno del destino)... non era bello ma aveva qualcosa che mi attirava e respingeva allo stesso tempo, quegli occhietti così maliziosi e simpatici mi intrigavano e mi allontanavano perché comunicavano tutto meno che fiducia... ma mi lasciai ingannare dalla sua gentilezza e "quasi" dolcezza iniziale. Che ne sapevo io di amore, sesso, inganni, giochini mordi e fuggi, distinguere il buono dal cattivo? Ero una bambina un po' diffidente e impaurita e allo stesso tempo una ragazza curiosa di scoprire l'ignoto e lusingata che qualcuno, che credevo mi piacesse, avesse interesse per me. E poi era un'artistoide pazzo ai miei occhi quindi gli attribuivo un valore che in realtà non aveva. Mi sentivo come se finalmente fosse giunto il mio momento e mi veniva in mente quella frase del film "Il Favoloso mondo di Amelie" : "la fortuna è come il giro di Francia, uno lo aspetta a lungo e poi passa in fretta"; succedeva tutto velocemente e non capivo granché, è difficile analizzare dal di dentro e lo è ancora di più quando si tratta di cose che ti capitano per la prima volta, non hai termini di paragone e qualsiasi emozione che non avevi mai provato prima ti sembra una rivoluzione che necessariamente (credi) cambierà la tua routine in meglio. Segue smania di uscire continuamente con la speranza di vederlo e che succeda qualcosa, seguono continui blocchi e atteggiamento antipatico da parte mia quando parliamo perché è l'unico modo in cui difendo l'imbarazzo del non sapermi districare in situazioni del genere, seguono bellissimi sorrisi quando ci  "pizzichiamo" a cercarci con lo sguardo, segue che quando fa il carino lui sono odiosa io e viceversa, segue continuo parlare di lui fino alla nausea con le amiche, segue apertura fabbrica "Le-paranoie-mentali". Segue notte a casa sua, casa in stile un po' etnico, luci soffuse, candele profumate, sottofondo musicale che mi piace (mi sembra un'accortezza carina), mi fa vedere i suoi quadri, ascoltiamo musica, per la prima volta in vita mia invento bugie per mia madre "dormo a casa di G., stai tranquilla va tutto bene, è solo un po' triste" (caso vuole che qualche settimana prima avessi dormito davvero a casa di  G. che si era da poco lasciata col fidanzato e quindi piangeva di continuo), ci dimentichiamo delle musica e dei quadri, segue un concerto a cui non avevo mai assistito prima, era musica sperimentale per me e come qualsiasi novità mi lascia un po' turbata e stranita. Lui mi sembra un tipo un po' malinconico e sensuale, a tratti buono e divertente altre volte dispettoso e odioso, ha una voce calma, tono sempre piuttosto basso. E' notte fonda, devo andare, vuole che resti, non posso, mi riaccompagna, non ho nulla da dire, mi accarezza i capelli durante il tragitto e mi guarda in continuazione come sempre, al punto da mettermi in imbarazzo, arriviamo sotto casa, spero mi dica "ci vediamo domani"o qualcosa del genere, non lo fa, temporeggio giocherellando con le chiavi di casa, gli do un bacio sulla guancia, mi dice "ci vediamo" e vado via... ci vediamo? che vuol dire? quando ci vediamo? Comincio ad odiare quest'espressione e quello che insinua... non mi piacciono gli ultimi dieci minuti trascorsi ma non so come dovrebbe andare perché non ho mai avuto un ragazzo, forse sono preoccupata per nulla... è tutto normale così com'è... mi metto a letto, sono stanca e inspiegabilmente triste, frastornata, non riesco a prendere sonno e ripenso a certi baci, a certe carezze... è stato quello il momento in cui credo sia iniziata la mia ossessione per "l'artistoide-stronzo"... ho un mal di pancia che non avevo mai avuto fino a quel momento, pensieri ricorrenti che non credevo la mente potesse produrre, immagini vissute che non lasciano mai i miei occhi, sono ansiosa, è la prima volta che conosco Ansia-la-signora-che-non-ti-lascia-mai-sola-quando-c'è-di-mezzo-un-ragazzo-, piango d'improvviso e senza ragione alcuna... è la prima volta che conosco questa sensazione astratta che ti sconvolge... me ne vado a letto con sogni e desideri da bambina e mi sveglio con impulsi di donna... l'attesa speranzosamente romantica della giovane ragazza graziosa e allegra fa a pugni con la realtà... è passato un sacco di tempo da allora ma la lezione che mi ha insegnato è ancora fiamma viva: capii che quando arrivano i ragazzi arrivano i guai!! Croce e delizia, delizia al cor...


"...solo il batterista nell'ombra guardava con sguardi cattivi..."

martedì 3 agosto 2010

The Beatles - Across the universe



Words are flying out like
endless rain into a paper cup
They slither while they pass
They slip away across the universe
Pools of sorrow waves of joy
are drifting thorough my open mind
Possessing and caressing me

Jai guru deva om
Nothing's gonna change my world
Nothing's gonna change my world
Nothing's gonna change my world
Nothing's gonna change my world

Images of broken light which
dance before me like a million eyes
That call me on and on across the universe
Thoughts meander like a
restless wind inside a letter box
they tumble blindly as
they make their way across the universe

Jai guru deva om
Nothing's gonna change my world
Nothing's gonna change my world
Nothing's gonna change my world
Nothing's gonna change my world

Sounds of laughter shades of life
are ringing through my open ears
exciting and inviting me
Limitless undying love which
shines around me like a million suns
It calls me on and on across the universe

Jai guru deva om
Nothing's gonna change my world
Nothing's gonna change my world
Nothing's gonna change my world
Nothing's gonna change my world
Jai guru deva
Jai guru deva

lunedì 2 agosto 2010

Incostantemente costante

Giovani, carini e disoccupati di Ben Stiller (1994)
Ho fatto una promessa che non so se riuscirò a mantenere. Mi è stata chiesta indirettamente come regalo. Il mantenerla andrebbe a mio vantaggio. Vorrei portarla a termine perché la persona a cui l'ho fatta non merita di essere delusa, lei a me non darebbe mai un simile dispiacere, forse non la amo abbastanza? Non è così, forse sono troppo pigra, forse non amo me abbastanza... non è nemmeno questo, ho visto e so di cosa è capace la mia mente, posso essere la madre di Stachanov, recuperare il tempo perso e farmene avanzare anche un po' per vagabondare... se volessi, se mi motivassi... ci arrivo pian piano, lentamente perché conosco le conseguenze del mio malato stachanovismo: stress, irritabilità, visione distorta del reale, stanchezza, nervosismo, suscettibilità... certo il risultato sarebbe soddisfazione e un bel peso che passerebbe dalle spalle a terra lasciandomi un gran sollievo... è tutto un do ut des, anche con se stessi, soprattutto con se stessi... finisci, riposi (quando puoi) e ricominci e via di seguito... un interminabile filo che lega gli eventi gli uni agli altri e che gli intreccia intorno gli stati d'animo che ne derivano... negli ultimi giorni sono  piuttosto calma, quasi serena e in pace e infatti ho perso l'ispirazione e mi mancano le parole... è assurdo come il dolore, il disagio, il conflitto endogeno e col resto del mondo, il mal di testa, l'insonnia, il vagare senza meta, il muoversi in uno spazio indefinito e buio, l'immaturità delle azioni, la complessità dei contrasti, il contorcersi delle budella siano stimolanti e produttive! Daltronde la felicità è fine a se stessa, l'ho sempre pensato, e in quanto tale ti sovrasta e ti lascia senza la capacità di esprimersi. A bocca aperta come un idiota ti godi il sole o le nuvole, poco ti cambia che sia buono o cattivo tempo, sei felice vedi sempre l'arcobaleno e hai quel sorriso stampato in faccia 24 su 24 mentre straparli dicendo cose senza senso e innervosendo chi non condivide la tua gioia... la felicità non si può descrivere, è indescrivibile, si vive e basta sperando duri il più a lungo possibile... invece la sofferenza, quella si è benzina per la creatività! Da due o tre giorni il tempo scorre lento, mi sembra di averne a disposizione troppo, le lancette si muovono così piano da sembrare ferme mentre i giorni sul calendario si susseguono veloci... ho una lenta percezione delle ore ma veloce dei giorni... dormo con minore difficoltà e non ricordo i brutti incubi che di solito mi riempiono gli occhi al risveglio, sono ancora smaniosa però e le mie decisioni restano lente e svogliate, ho ancora voglia di essere altrove, ho ancora voglia di fare mille cose ma nessuna volontà di concretizzarne qualcuna, continuo a perdermi nella ricerca ma di tanto in tanto comincio a segnare qualche punto. Resisto a lungo ma poi mi stanco presto, alle volte d'improvviso e spesso senza dare preavviso. Sono incostantemente costante.