venerdì 30 luglio 2010

The doors - Riders on the storm



Riders on the storm
Riders on the storm
Into this house we're born
Into this world we're thrown
Like a dog without a bone
An actor out alone
Riders on the storm

There's a killer on the road
His brain is squirmin' like a toad
Take a long holiday
Let your children play
If ya give this man a ride
Sweet memory will die
Killer on the road, yeah

Girl ya gotta love your man
Girl ya gotta love your man
Take him by the hand
Make him understand
The world on you depends
Our life will never end
Gotta love your man, yeah

Wow!

Riders on the storm
Riders on the storm
Into this house we're born
Into this world we're thrown
Like a dog without a bone
An actor out alone
Riders on the storm

Riders on the storm
Riders on the storm
Riders on the storm
Riders on the storm
Riders on the storm

giovedì 29 luglio 2010

Il consiglio della saggia nonna Persepolis...

Ci sono momenti in cui una nonna sa dare un consiglio che altri mille ti avevano già dato e non ti aveva nemmeno sfiorata... detto da lei con la sua maniera semplice ed efficace ti arriva dritto dritto alla mente e resta scritto con un pennarello indeledibile... sarà che l'esperienza e la dolcezza che ha una nonna si percepisce nella voce, nel tono, nei gesti... sai che non sono parole buttate lì ma il frutto di qualcosa che si sa perché la sua esperienza di vita gliel'ha a sua volta insegnatopian piano... sono parole di cui ti puoi fidare... come quando ero adirata e nervosa o triste per qualcosa e nonna mi diceva "Devi stare allegra, sei giovane e bella, all'età tua devi solo ridere..." e mi riportava alla calma con quella sua vocina un po' stanca e quasi supplichevole che si appellava alla mia parte irruenta chiedendole "basta, riposa, placati..."


martedì 27 luglio 2010

Tenera è la notte?

Spellbound di Salvador Dalì 
Tenera è la notte diceva Fitzgerald... Tenera è la notte degli amanti, degli amati, degli amici che fanno bisboccia, di chi balla alla luce della luna, di chi dorme un profondo sonno senza sogni, di chi legge affannosamente verso la fine di un libro perché non può rimandare a domani il finale della storia... meno tenera è quella di chi soffre d'insonnia, di chi vaga per le strade buie e solitarie in cerca di qualcosa, di chi fa zapping sperando in un film o qualche programma che gli concili il sonno, di chi non riesce a bloccare milioni di immagini e storie che la mente scrive nell'oscurità silenziosa, di chi conta le famose pecore che poi si addormentano al posto suo... la notte... qualche notte è il tempo dell'insonnia, dell'irrazionalità, del tormento per quello che di giorno ti prefiggi di non cercare più, per quello che credi di riuscire a non desiderare più... di notte il corpo è sfinito e la mente è stanca e per quanto sveglia si mette a riposo, si affievolisce come una candela alla fine della cera... produce una luce fioca... pian piano si spegne e l'istinto, l'animale col sangue che ribolle fino alla pazzia esce fuori e prende piede, vaga indisturbato nella quiete del tuo sconclusionato e logico piano di seguire avanti. Di giorno credi di aver incatenato bene quella fiera che dice la verità ma col buio si rinfranca... è più forte di un toro dinanzi il rosso purpureo di un toreador... spezza tutto, romperebbe anche l'anima più sciolta e libera... qualche volta la notte produce domande a cui il giorno di solito non sa rispondere... la notte tutto dorme e i mostri si svegliano...

lunedì 26 luglio 2010

Il mito di Amore e Psiche raccontato da Luciano de Crescenzo

L'anima deve davvero superare 4 difficili prove che l'invidiosa bellezza le costringe ad affrontare prima di raggiungere l'Amore e viverlo felicemente per sempre?




venerdì 23 luglio 2010

Alda Merini - Il senso della vita

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giovedì 22 luglio 2010

A ladro, a ladro!

Essere John Malkovich di Spike Jonze
Sono stata per una settimana e poco più in un labile stato di grazia  che sembrava prolungarsi per tantoooo tempo... ma essendo appunto labile doveva finire, si avvia alla sua conclusione... sarà perché ieri ho trascorso più di due ore con ben due!!non una ma due!!coppie almeno all'apparenza felici, sarà perché per quanto vada avanti mi sembra che i miei passi siano così lenti e quindi impercepibili, sarà che ho riletto qualche tua vecchia mail e senza volerlo mi sono commossa perché era dolcemente simpatica e semplice... la simpatia e la dolcezza poco c'entrano, perché era tua! Sarà che voglio un abbraccio nuovo e sentito ma vedo solo vecchie armi, sarà che voglio un bacio ma non mi attirano le labbra di nessuno... sarà che voglio entrambe le cose... sarà che ho gli occhi sempre stanchi e più riposi più mi sembra di sentirmi confusa... sarà che ho ripreso a fare sogni strani e strambi... sarà che sarà così... sarà la transizione, la scossa d'assestamento, la ricostruzione che è sempre lenta e faticosa a fronte di una distruzione istantanea e semi-totale... tu credi sia così ma prima di traballare il sistema nervoso accumula un bel po' e il cuore prima di rifiutare qualsiasi stato di calma e pazienza incassa parecchi scossoni... sarà che la tristezza è gratis come dice De Andrè e ogni tanto ne facciamo scorta... sarà che trovo tutto vecchio ed intollerante, anche il tuo pensiero è così nervoso e malinconico, quasi ti odio a tratti perché non torni ma neppure vai... stai in biblico con me, sull'altalena... mi è capitato due volte nella mia vita di perdere il portafogli con i documenti e tutto il resto... una volta mi cadde in un locale, la seconda me lo rubarono in metro a Madrid, la sciocca boluda che sono era troppo impegnata a stamparsi il sorriso in faccia all'idea che tra 48 ore ti avrebbe rivisto per stare attenta a chiudere come si deve la borsa... entrambe le volte una scocciatura assurda, denuncia, rifai documenti, fai foto del formato adatto, stai appresso ad impiegati del comune che ti fanno perdere le staffe ogni 3 parole... ogni volta che ho dovuto rifare i documenti ero in una fase di mutamento o questa era già terminata... ero una nuova me e anche il mio viso lo delineava quindi nuova foto, nuova identità, stessi dati... ho fatto un sogno, perdevo la mia borsa sulla metropolitana in argentina... non la perdevo, la dimenticavo, forse volutamente... e poi mi agitavo come una matta perché dovevo ritrovarla, DOVEVO, e l'impiegato dell'ufficio non mi dava ascolto, anzi dava priorità a due signore venute dal secolo scorso ma arrivate dopo di me... alla fine dopo vari minuti di mie urla e scenate mi si rivolgeva più gentilmente e mi dava una mano... nessuna traccia della mia borsa... cammino sconsolata col mio amico per le strade di chissà quale città argentina, è sera, ci sono negozietti antichi in chiusura, colori matti, la luce pacata dei lampioni ci accompagna... io cammino silenziosa e pensierosa... non ho nulla né soldi né identità dovrò tornare a casa, non posso restare... non voglio tornare a casa... non voglio mai tornare a casa in realtà... mi hanno rubato l'identità, tutto quello che mi delinea mi è stato rubato... un momento non è così! Ho lasciato io volutamente o per distrazione la borsa in treno.... è una mia responsabilità in entrambi i casi: o mi sono abbandonata o mi sono distratta, mi sono dimenticata di me... perché urlo che mi hanno derubata allora? Perché cerco sempre di de-responsabilizzarmi per tutto quello che ha a che fare con la mia anima... Perché lascio la mia identità sul treno? Perché decido io quando perdermi e trovarmi, quando abbandonarmi e ricercarmi, quando cullarmi e quando prendermi a schiaffi... o forse perché volevo che qualcuno la trovasse, la scoprisse, magari la apprezzasse e la amasse oppure la rimettesse a posto e me la rimandasse decostruita e ri-assemblata nel giusto modo... forse sono solo annoiata e confusa e non voglio prendermene cura, non so farlo e per quanto ci provi non la porto mai dove vorrei realmente stesse... oppure l'ho abbandonata perché volevo liberarmene definitivamente, tagliare con essa e partire da zero creandone una nuova dato che la vecchia non mi ha dato altro che soddisfazioni cerebrali e transitorie... chiudere col passato opprimente per sempre, lasciare che si perda in mezzo al mondo e non torni più a me... si si, lo so, il passato è come la storia maestro di vita, non voglio più maestri di vita... voglio compagni di vita... non mi serve un nome, un cognome, una data di nascita, un numero di previdenza sociale... questi dati scadono e si rinnovano ogni cinque, ogni dieci anni ma io ogni giorno sono diversa da ieri e uguale a domani... il mio stato di grazia va via lentamente, si allontana ora dopo ora, ancora non mi manca, sento il suo odore... mrs tristezza-sempre-uguale e che non si cambia mai d'abito si avvicina... la accolgo male, taciturna e indifferente ma mesta... continuo a far ciò che sto facendo e fingo di non notarla, la ignoro eppure è l'unica che mi fa compagnia e mi spinge a scrivere... Che fare? Voglio scacciarla in malo modo, crudelmente, istericamente ma non posso... ho lasciato la sgarbataggine nella borsa sul treno insieme a tutto il resto dell'identità... non posso far altro che aspettare, così com'è venuta andrà via... qualcuno la invocherà... "adda passà 'a nuttata" 

lunedì 19 luglio 2010

La mia ora di libertà...


Scoprendo Forrester di Gus Van Sant
Alle volte evito di esprimermi e sento di perdere qualcosa, di lasciare che le parole giuste sfumino come la luce adatta per un fotografo... alle volte sento il cervello vuoto come se non avessi voglia di nulla e questo mi dà l'illusione di essere serena... alle volte rileggo mie vecchie poesie, scritte sembra ormai nel secolo scorso, mangiando pop corn e tra un crunch e l'altro fantastico di essere in qualche soffitta parigina e con addosso un paio di chanel passeggio nervosamente da un lato all'altro dell'angusto ma poetico spazio che riempio di me, cerco una parola, quella giusta, quella che al meglio completi quanto voglio dire.. ho un vestito rosso, morbido sui fianchi e con una scollo leggermente a barca, sbracciato... fumo avidamente (strana visione perché non sono una fumatrice)...  sono di ritorno da una passeggiata lungo gli Champs Elysée dopo aver scritto per ore in un caffè, dopo aver osservato per ore la vita scorrermi innanzi cercando volti e corpi in cui riporre la mia anima... personaggi, alter ego a cui dare un volto diverso dal mio... un ragazzo mi si avvicina, lo conosco, è un vecchio conoscente, è un mio coetaneo, ha 25 anni... nella visione io ne ho 30, questo mi fa capire che lui mi si avvicina anni addietro... è abbronzato e ha le guance colorate di rosso dal sole, è bello, lo è sempre stato, sguardo sornione ma allo stesso tempo gentile, occhi castani, intensi ma a tratti disinteressati e dormienti, voce calma quasi noiosa ma non fastidiosa, bel sorriso semplicemente sensuale... ha una maglietta a  mezze maniche a righe bianche e rosse, un jeans blue scuro, comodo, largo arrotolato un po' più in sù della caviglia e sandali aperti in cuoio marrone scuro... ha un abbigliamento tra gondoliere e pescatore, è bello, ne è consapevole, così come sa che qualsiasi cosa fuoriluogo addosso a lui assume un tono diverso... ho sempre avuto la sensazione che provasse una strana ma inespressa simpatia per me... mi racconta della sua scrittura creativa, delle prove che ha dovuto superare per entrare in quella scuola speciale e selettiva.. c'è rumore intorno, alcuni ragazzi bevono e chiacchierano animatamente attorno a noi... non riesco a percepire bene alcune delle parole che mi dice ma annuisco con la testa perché intuisco il senso... tutto mi parla di parole, di scrittura, di simboli, di comunicazione: me stessa, il suo sguardo, il suo modo languido e quasi indifferente di essere soddisfatto di essere riuscito ad accedere a questa scuola, la mia voglia di tornare a casa e imprimere le mie idee senza logica nè sentiero... per anni ho aspettato una giornata di sole che si asciugasse tutti i pensieri... per anni ho cercato il senso di incubi in cui animali feroci mi aggredivano facedomi svegliare di sobbalzo e col solo desiderio di trascriverli, da un lato, di dimenticarli, dall'altro, sperando non nascondessero nulla che avesse a che fare col mio destino, con la mia sorte, con un messaggio che non decifravo e che tuttora non mi è chiaro... per anni non ho fatto altro che scrivere quello che non riuscivo a dire, che pur nel momento di maggiore sforzo non poteva essere detto oralmente... la scrittura mi ha sempre chiusa in me, mi ha difesa dalla parole dirette ed ha anche avuto una funzione mistificatrice della mia emotività: le cose dette a voce si semplificano perché le rivolto, le traslo, quelle scritte conservano e restano più vicine a quello che esattamente provo... scrivendo uso una penna che ha l'inchiostro del cuore, parlando sento che tutto fluisce attraverso il cervello e perde l'essenza più pura, l'essenza primaria... delle tante cose che sento ghiacciate nella mia vita e che fanno fatica sciogliersi, le parole sono l'unica cosa che scorre fluidamente come una goccia dopo l'altra, anche se alle volte ho paura di perderle, che mi abbandonino, che si rivolgano verso altri orizzonti più freschi ed entusiasmanti... ho un bisogno estremo quasi patologico e schiavizzante di affermare certi moti dell'animo, di alleggerire questa gabbia corporea di un grammo alla volta, pensiero dopo pensiero, sensazione dopo sensazione, idea su idea, lettera dopo lettera... sento un'oppressione in petto i giorni in cui mi sento gravida di scrittura e non mi ritaglio il tempo di cullarmi, credendo che ci sia altro di più importante, di prioritario...  come se poi fossi fatta di altro oltre che di me... disegno parole che sono linfa vitale da cui traggo carica per non intasare il mio organismo... questa continua necessità di esprimermi alle volte è un'angoscia, forse benefica, agisce come una forbice che taglia vestiti stretti che mi sento incollati addosso... se non scrivo mi sento una carcerata, una affamata che non mangia, un assetata che non beve... un bisogno primario non soddisfatto... la scrittura è la mia ora di libertà... 


mercoledì 14 luglio 2010

Dove voglio...

E la nave va di Federico Fellini
Me ne vado un fine settimana a Bologna la dotta, non ci sono mai stata, un'amica per il momento è lì e mi invita mercoledì in tarda mattinata, colgo subito l'occasione per muovermi, giovedì mattina ho già organizzato tutto, sono un'agenzia di viaggi mancata io, biglietti, valigia, percorsi, tragitti, autobus... la mia mente è una mappa, quando si tratta di portarla altrove ritrova tutta la fantasia e il vigore corporeo che ha perso in questi mesi... e poi ho sempre avuto una voglia matta di vedere questa cttà, mi ha sempre ispirato, ma stavolta non voglio fare la viaggiatrice alle ricerca della conoscenza della storia della cultura e delle tradizioni... voglio rilassarmi, staccare, non pensare a nulla, ricaricarmi... e così faccio, tutto quello che incontriamo per caso mi incuriosisce e cerco di carpirne la storia ma non voglio piani prestabiliti... passeggiamo, guardiamo le vetrine, entriamo nei negozi, in un paio di chiesette, camminare sotto i portici è così affascinante e ripara anche un po' dal caldo bestiale di questi giorni... aperitivo in un baretto vicino l'università, è entusiasmante vedere tutti questi giovani che passeggiano, chiacchierano, in piedi, per terra, sui prati, sulle panche, gente in bici, signore anziane che sono più arzille e vivaci di bambini di 10 anni... c'è una bella atmosfera, viva, mi piace vedere le generazioni che si alternano e si mescolano per strada in maniera così animata... mi sento serena, in pace, a mio agio, decisamente più duttile del Principe di Machiavelli, non so come riesco a cambiare pelle, umore così da un momento all'altro, da una città all'altra, da una regione all'altra, da uno stato all'altro... mi sento meglio che a casa mia... nessun problema mi passa per la testa, sono serena come se non avessi mai avuto un solo cruccio vitale durante tutta la mia esistenza... il mio cervello è vuoto, non penso a nulla... mi godo l'attimo... la sera film in piazza... cinema sotto le stelle... la nave dei folli va e io ci sono dentro, da sempre credo... è difficile scendere, forse non voglio... mi stupisco sempre di come riesca ad adattarmi a tutto, a qualsiasi nuovo posto, anche quelli che non mi piacciono, a come sia contenta con nulla, col solo "andare altrove"... sono più straniera e spaesata a casa mia che in nessun altro posto... seguono una cena tipica in un'osteria in centro con annesso di cameriere "piacione" che regala sguardi ammiccanti, amaro in un baretto "piccolo e poetico", segue mal di testa da alcool la mattina dopo e relax nei giardini Margherita al pomeriggio... segue doccia e preparazione valigia... segue accenno vago e implicito di tristezza da fine viaggio... si avvivina l'ora di tornare a casa, qualcosa mi si rompe sempre in petto quando penso al "ritorno"... ma sono felice perché stando fuori mi rendo conto che tutto è possibile, che so star bene e posso essere contenta... basta ritrovare questa sensazione e so dove sta, ovunque tranne che qui... quindi metto da parte tutti quegli sciocchi e inconcludenti progetti momentanei privi di forza concreta e mi dico che prima tutto finirà tanto prima potrò iniziare ad andare dove voglio e vivere come voglio... "se sono in grado di camminare da sola posso andare dove voglio..." 

martedì 13 luglio 2010

Elisir - Avion Travel con Gianna Nannini e Paolo Conte



La donna è con me,
è molto di più di una donna qualsiasi,
Io voglio lei un bene fortissimo,
Un grido bellissimo

Canto tutto e niente,
Una musica senza musica…
Dove tutto è niente
Come musica nella musica
Huhm, Huhm, Huhm…
(…)

Il luogo com’è? Una valle di nomadi
Tutto qui.
Ascoltami, tu, uomo di Neanderthal,
Si, o di Tangeri,
C’è qualcuno tra voi che sappia suonare
Una danza vertigine, un ballo frin frun
Che tolga le scarpe e le calse alle femmine?…

Suona tutto e niente,
Una musica nella musica…
Dove tutto è niente
Come polvere sulla polvere
Huhm, Huhm, Huhm…
(…)

Si suona così: con grazzia plebea,
La mani che sudano
Ed offrono a noi, caro elisir,
L’arabesca impossibile…

Dove tutto è niente
Solo musica, brava musica
E la danza splende
Come un diavolo in un fulmine…
Huhm, Huhm, Huhm…
(…)

mercoledì 7 luglio 2010

Un Bacio Romantico di Wong Kar-wai

"C'ho messo un anno a tornare, in fondo non è stato difficile attraversare la strada, tutto dipende da chi ti aspetta dall'altra parte..."

lunedì 5 luglio 2010

Petra Magoni e Stefano Bollani in Why Judy Why

Mi piace molto questa canzone e poi trovo questa versione di Petra Magoni e Stefano Bollani assolutamente commovente e calmante... tell me why judy why... "Non ho mai pensato avrei avuto bisogno di un amico ma ne ho bisogno, dimmi perché Judy, perché?, prima non ho mai chiesto di più, non prima, le cose sono cambiate, ho bisogno di qualcosa in più, dimmi perché Judy, perché?...."




Of all the people in the world that I know
You’re the best place to go
When I cry, when I cry

I never asked for much before, not before

Things are changed; I need more
Tell me why, judy, why?

I never thought that she would say

Say goodbye; but she did
And now I wanna die. I wanna die

I never thought that I would need, need a friend

But I did, in the end
Tell me why, judy, why

Oh, what a scene

It’s wrong for her to hang me up this way
Oh, where you been?
’cause it’s so hard to make it through the day

A man my age is very young, so I’m told

Why do I feel so old?
Tell me why, judy, why?

Oh, what a scene

It’s wrong for her to hang me up this way
Oh, where you been?
’cause it’s so hard to make it through the day

There’s no tomorrow ’cause my dreams did not last

So I live in the past
Tell me why, judy, why?

Punto e daccapo

Alice nel paese delle meraviglie
E' lunedì, di nuovo, ancora... faccio i conti con la settimana passata e con quella che viene, mi sento in colpa per quello che non ho fatto e avrei dovuto e sono in ansia perché non so se riuscirò a rimediare e recuperare aggiungendo anche il nuovo carico... non so se riuscirò a rimettermi in carreggiata... mi sembra che passano un sacco di treni davanti a me e non riesca a prenderne qualcuno, ne perda volutamente altri e che quello su cui desidero ardentemente salire mi passi innanzi senza fermarsi. Ho avuto un weekend nostalgico, ma non triste, di quella nostalgia "buona" come dice il mio nuovo amico: ore di foto, di ricordi, di video così divertenti che quasi stento a credere di essere io quella simpaticona nella ripresa, ore in cui vorresti una macchina del tempo per tornare indietro e rivivere esattamente allo stesso modo tutto quello che ti ha reso felice e cambiare quella parola, quell'azione, quella convinzione limitante del tuo essere che ha prodotto il contrario, che fa si che ora tu rimpianga qualcosa. Cerco capri espiatori, forse l'ho sempre fatto, ho bisogno di capri espiatori perché a tratti è insopportabile l'idea di aver sprecato la possibilità migliore che mi fosse capitata o forse è solo colpa dello sciocco pessimismo che mi disillude e mi fa credere che non ce ne saranno altre migliori delle passate. Lo so bestemmio pur non credendo in Dio. E me ne sento in colpa. Non sopporto il pensiero che tutto ciò che mi sta stretto di me e della mia vita sia una mia responsabilità, è un pensiero che mi annichilisce quasi, mi fa perdere tutto l'entusiasmo di andare avanti, di andare oltre, di vedere tutto come bianco e limpido senza pagine anteriori che precedono. Non so scrivere un seguito senza tener conto di quanto accaduto prima. Non so fare finta che il prima non condizioni il mio dopo. Non so iniziare il capitolo due se non ho concluso il primo. Semplicemente non so. Non so un sacco di cose e non ne capisco tante altre che conosco. Tutto mi sembra frammentario come un puzzle che non riuscirò mai a finire perché alcuni pezzi sono andati persi. Non sopporto il pensiero che tutto ciò che mi sta stretto di me e della mia vita sia una mia responsabilità, è un pensiero che mi annichilisce quasi. Perché? Perché pur sapendo qual è il problema non so risolverlo tramite le mie azioni, non so Come portarmi nella direzione in cui voglio andare, ultimamente non so neppure più dove voglio andare. Allora cerco colpe che mi redimano da me stessa, che mi facciano credere che non è colpa mia, che senza certe mine vaganti che mi hanno spostato la traiettoria tutto sarebbe andato liscio come l'olio... e le trovo in una padre assente, in una madre troppo presente (adesso non solo bestemmio ma merito la scomunica) e in una nonna con retaggi culturali obsoleti... ecco velocemente e banalmente questi sono i miei capri espiatori... Adesso che ho i colpevoli, tutto è passato e il futuro mi verrà incontro, adesso ho recuperato il mio potere di governo su di me, la sovranità su me stessa, quello che farò da adesso in poi potrà essere additato solo ed esclusivamente a me perché ho risolto tutti i conflitti che mi trascinavo dietro e quindi riuscirò a volare senza intoppi verso una meta che non so quale sia... balle, purtroppo l'invisibile è sempre più forte, mi condiziona molto più di quanto la mia razionalità sia in grado di sconfiggerlo... non accetto che certe cose di ieri siano andate come siano andate, questo non mi permette di agire oggi come dovrei o vorrei, se non in tutto almeno in parte, il domani mi sembra che nemmeno esista... sono responsabile di tutto quello che ho messo metto in atto ieri, di quello che metto in atto oggi e di quello che metterò in atto domani, ne rispondo solo ed esclusivamente io, sia il risultato gioia o dolore, non so de-costruire e ricomporre nel giusto modo quei meccanismi montanti male... causa-effetto senza soluzione pratica... sono punto e daccapo.... "Qualcuno la pagheràààààààà, la testa perderààààààààà" ... Io???




sabato 3 luglio 2010

Parla piano...

Dieci Inverni di Valerio Mieli
Lei è sola. Lui è solo. Lei è una bambina. Lui è un adolescente insicuro. Lei parla. Lui ascolta. Lui parla. Lei ascolta. Loro si parlano. Ogni giorno, per ore, per mesi, per ogni moto che il cuore compie e attorno a cui gira. Lei è vivace. Lui è simpatico ma cupo.  Lei sprizza gioia. Lui la fa ridere. Lei è piena di sogni. Lui è un po' disilluso ma pieno di vita. Si confidano. Sono amici. Lei è ingenua. Lui è sincero. Lei gli piace. Passa del tempo. Lei gli dice tutto, è l'unico vero amico. L'unico con cui non ha paura di aprirsi. Lui c'è sempre. Lei è timida. Lei è un'adolescente insicura. Lui è dolce. Lei introversa. Lui ha paura. Lei è coraggiosa. Loro pensano. Lei gli piace. Lui si confessa. Lei è stranita. Lei si irrigidisce. Lui è sempre più cupo. Lei sempre più introversa. Loro parlano. Loro tacciono. Loro litigano. Sempre più spesso. Le risate non sono più frequenti, le chiacchiere sempre più tese, i pianti sempre più accidentali. Lei si irrigidisce. Lui ha paura che lei si allontani. Lui non sa che fare. Lei non sa che fare. Tutto si calma. Lui l'ama. Lei è compiaciuta e afflitta da questo amore. Lei non capisce cosa significhi. Lui soffre. Lui piange. Lui la cerca. Lei si nega. Lei lo cerca. Lui si nega. Lei è complicata. Lui non la capisce. Lui soffre. Lei soffre. Lei cerca libertà e poesia. Lei lo allontana. Lei lo uccide. Lui muore. Lei fugge. Lei cresce. Lei scrive. Lei lo pensa ma non lo cerca. Lui l'ama ancora. Lei non lo sa. Lei torna. Lei lo cerca. Lui ha paura. Lei ha timore. Lei gli legge poesie. Lui le scrive poesie. Si raccontano del tempo in cui sono stati lontani. Sono cambiati. Lei è sempre più complicata. Lui sempre più cupo. Loro ridono di nuovo. Loro parlano di nuovo. Loro si ascoltano di nuovo. Si sostengono di nuovo. Sono di nuovo amici. Lui è diffidente. Lei riconquista la sua fiducia. Lei si fida di lui. Lui l'ama, ancora, più di prima. Lei lo bacia. Lui è confuso. Lui ha paura. Lei è coraggiosa. Lui ha più cuore di Lei. Lui è inquieto. Lei è inquieta. Loro si tengono per mano, si accompagnano in ogni momento. Lui le accarezza i capelli. Lui è ossessionato dal suo profumo. Lei lo aiuta. Lui vorrebbe proteggerla ovunque dalle continue crisi  di cui Lei soffre. Lei è forte. Lui è debole. Lei lo protegge da Lei. Lui la ascolta. Lui si ammala di Lei raccontandogli di Lui. Lui l'ama. Lei è cieca. Non ammette ciò che il cuore sa. Lei omette. Lui non chiede. Loro condividono. Sono vicini, più di due innamorati. Lui soffre. Lei soffre della sua sofferenza ma non osa ri-allontanarlo. Lui è una di quelle lampadine che non si spengono mai. Lei c'è sempre ma si  spegne, spesso. Lei va, lei viene. Lei è inquieta per natura. Lei l'ama. Lui spera. Lui le manca. Lui è felice. Loro sperano. Sanno tutto l'uno dell'altra. Lui conta le pagine. Lei ne strappa qualcuna. Lei scappa di nuovo. Lei si sente perennemente in colpa per non amarlo come Lui l'ama. Si scrivono. Lui si innamora. Lei si innamora. Lei torna. Lei sa. Lui tace. Lui parla. Lei tace. Lei ora lo capisce. Lei soffre come Lui soffriva per Lei. Ora sono amici. Loro ora parlano piano...

venerdì 2 luglio 2010

Lost in translation

Lost in Translation di Sofia Coppola, 2003
Sono in una fase di transizione, tutto è in indefinito, in itinere, in evoluzione... tutto cammina e nulla si muove: i miei capelli sono nè lunghi nè corti, nè scalati nè  regolari, la mia pelle riflette il mio stato d'animo, i miei sbalzi d'umore, caldo/freddo, allegria/tristezza, un giorno è liscia e levigata, quello dopo è contratta e spenta come i miei nervi, la mia concentrazione è totale oggi, disconnessa o nulla domani e/o per altri due o tre giorni, la mia voglia di continuità inesistente, la mia voglia di te persistente e assillante, la possibilità di ritorno illusoria e incosistente... Piove, un acquazzone sospeso da tre giorni che si preannunciava senza lasciare intuire l'esatto momento in cui si sarebbe scatenato in tutta la sua forza, proprio come i momenti di transizione, non sai quanto dureranno, quale sarà l'esatto istante in cui si concluederanno lasciando spazio alla nuova situazione che chiuderà il cerchio dell'irrealtà emotiva in cui vivi, dell'insensatezza irrequieta che ti accompagna in ogni azione che fai, della fuga che programmi e che non credi di poter realizzare perché ogni attimo è quello in cui ti sembra che tutto si evolverà mentre si trasfroma in null'altro che in uno dei mille puntini sospensivi che non sai dove porteranno, che non sai che disegno finale produrranno una volta messi assieme... stop!basta! Odio la transizione, lo svolgimento della trama, l'evoluzione del personaggio, il cambiamento passo dopo passo... è asfiassiante, claustrofobico, cieco, maledettamente girovago e insensatamente logico... è necessario... per questo lo odio, perché non voglio percorrerlo, non ora, non più... voglio due estremi con il vuoto in mezzo e saltare da un capo all'altro, trovarmi sull'altra sponda del fiume, sull'altro lato del ponte...voglio essere oggi chi sarò alla fine di questa andata e ahimé non posso perché non sarò quella me senza attraversare questo zig zag che mi dà il mal di mare... sono persa nella mia transizione... dormo senza riposare, scrivo senza esprimere, cammino senza lasciare impronte, parlo senza ascoltare, mangio senza nutrirmi, bevo senza dissetarmi, pulso senza sangue, guardo senza vedere, ti amo pur avendoti dimenticato... né fuori né dentro, nè tutto né niente, né cielo né terra, né inferno né paradiso... ma solo quel miscuglio di ingredienti che fa di me una centrifuga impazzita...