venerdì 30 aprile 2010

Milano, dicembre 2008

Autumn in New York di Mark Herman
Sto aspettando una risposta per un racconto che ho scritto e nel frattempo me ne viene in mente un altro ma questo non è tutta finzione o frutto della mia mente. Milano, dicembre 2008, pochi giorni prima di Natale. Cambiano le sorti dell'anno che sta arrivando. Per me l'anno si apre sempre a dicembre, invece di chiudersi. Succede sempre qualcosa di eccezionale, nel bene e nel male, che porta un cambiamento. Un inaspettato weekend con te. Sono felice come non mai, credevo ti avrei rivisto dopo chissà quanti mesi e invece ti ho lasciato meno di una settimana fa e ora  ti mandano a Milano, in Italia. "Wow" mi dico "il destino gira dalla mia, dalla nostra". Mi aspetti a Malpensa, in abito perchè sei lì per lavoro, sei così affascinante in abito, sono estasiata solo a guardarti. Hai imparato qualche parola di italiano, tipo prego, buongiorno o meglio buonciorno come dici tu, e pronto, pronto ti piace un sacco e io infatti di proposito te lo dico rispondendo al telefono invece di un "si" o di un "dijame". Mi chiami appena arrivi e mi dici "è arrivato a Italia", come sei buffo e come sono contenta. Passiamo ore stupende, passeggiamo, entriamo nel Duomo, dici che è la chiesa più grande che hai visto, strano la Spagna è piena di Cattedrali, giriamo per il parco e ti spiego come si sia diffusa la sciocca moda, da parte degli innamorati, di mettere i luccheti ovunque per via di un altrettanto sciocco film, Parco Sempione ne è pieno. Ti porto a mangiare la pizza, il tiramisù, la caprese, il riso con lo zafferano, ti faccio assagiare un amaro, ti piace. Andiamo in via Monte Napoleone, mi delude, è così stretta, immaginavo un bel corso, ti fissi a guardare le auto là intorno parcheggiate, ti piacciono i motori, a me no, io preferisco un poetico rumoroso e vecchio maggiolone ad una ferrari. Fai una foto alla statua di Leonardo da Vinci, sei un uomo di scienza tu. Restiamo impressionati da alcune vetrine della galleria, è quasi natale quindi le luci e i fasti non si contano. Anche l'insegna del McDonalds sembra in oro. La città della moda. Non ha nulla di romantico ma devo dire che mi piace, certo non mi fa impazzire ma mi piace. Ci sei tu e tutto il resto è paesaggio. Siamo in piazza Duomo, tutto è vago tra noi, siamo contenti, sorridiamo ma non si parla mai del dopo, è ancora presto ed è un argomento che scotta, siamo così lontani... e non ho mai sentito nessuno vicino come te. Ironia della sorte. Non ci penso, mi godo il weekend, non mi importa di sapere se posso considerarti il mio fidanzato o meno, se già senti lo stesso affetto che sento io, se quando mi pensi ti viene un sorriso ebete in viso come a me. Non mi interessa perché sento che quando siamo insieme sei con me e non ho mai provato nulla del genere. Non mi ero mai sentita "insieme", non c'era mai stato un noi anche se non c'è ancora un noi. Sei tu, lo so pur non sapendolo. E anche se sentirmi così vaga mi fa più male quando varchi il confine ora sono felice e mi basta. Siamo in piazza Duomo, si avvicina un africano e vuole venderci un braccialetto, di quelli colorati a cui si facevano i tre nodi e si esprimeva il desiderio che si sarebbe realizzato quando si sarebbe rotto. Mi ferma, ci opprime un po', cerchiamo di proseguire ma è simpatico e restiamo a scambiare qualche chiacchiera. Scioccamente mi viene da parlargli in spagnolo. Lui vuole necessariamente venderci i braccialetti e d'improvviso mi chiede "Is he your boyfriend?"... mi blocco, che devo dire? é il mio fidanzato? Un'espressione di tristezza ti invade il viso, confuso biascichi un impercettibile "è complicato"... mi sento gelare il sangue e forse un po' mi incupisco. Ma è vero, è complicato. Ma sei sincero, solo le persone sincere non riescono a mentire nemmeno agli estranei e si sentono a disagio dinanzi ad una domanda scomoda fatta da qualcuno a cui non dobbiamo rendere nessun conto. Capisco anche da questo che sei come me, sei fatto per me. Lo so sei tu quello giusto. Prendiamo i due braccialetti, ce li leghiamo al polso e continuiamo la nostra visita di Milano. Non esprimo nessun desiderio, tutto ciò che voglio mi sta già tenendo la mano... 

mercoledì 28 aprile 2010

Il troppo sentirsi

Qual è il vero problema? Il sentirsi in sé? Il sentirsi troppo? E la soluzione sarebbe il sentirsi poco? Forse non è il quanto ma il come? Bene, male, in modo amorevole, in modo nervoso? E qual è la differenza? Se mi sento troppo e bene porto a galla tutto quello che mi fa male e tanto; invece se mi sento poco e male non ci faccio caso perché ignoro le mie stanze oscure? E perché alcuni sentono più e più forte di altri? Il problema è come ci sentiamo allora... non cosa sentiamo... o meglio come lo elaboriamo... io ho sempre sentito a volumi da concerto, da cori da stadio, da urlatori arrabbiati... eppure ho avuto una buona dose di carezze pronte a placare quello che non mi piaceva sentire, il come mi sentivo... ma non basta, chissà perchè non basta mai... o non me lo faccio mai bastare... Ignorare l'opaco è meglio di rischiararlo? O sono due lati della stessa medaglia? Possono essere due modi di affrontare uno stesso problema? Alle volte mi piacerebbe essere incosciente di me e del circostante, cieca, sorda e muta... un po' come un testimone oculare omertoso... ma posso scegliere di non testimoniare me stessa? Posso negarmi, annichilirmi, annullarmi? No! Non solo non posso ma nemmeno lo voglio... Odio la mia filosofia dei contrari che mi spinge a me e mi respinge da me, mi amo e mi odio, mi accarezzo e mi rifiuto... Non sono nient'altro che una serie di puntini che uniti formano il mio carattere ricco di sfaccettature, la mia personalità divisa e contrastante, unica e frastagliata... rassomiglio sempre più ad un ossimoro e non so mai da quale lato della bilancia pendere... mi viene sempre in mente Orazio, in medias stat virtus, in medias res, la via di mezzo è lastricata d'oro... suona così bene... la via di mezzo è lastricata d'oro... quasi rimbomba, fa eco e si dirama sempre più in fondo, poi torna indietro e  si fa spazio in me... ma non è per me... non sarò mai equilibrata, sono sempre stata una da posizioni nette, mai centrali... o destra o sinistra, o su o giù, o tutto o niente, o la faccio per bene o non la faccio proprio...o prosa o poesia, o dramma o commedia... sono caotica, vulcanica, un pout purri di stati d'animo e sensazioni diverse... ma come tutte le persone incasinate e incasinanti ho dei punti fermi anche io altrimenti crollerei, mi sgretolerei in mille frammenti senza possibilità di ricompattarmi... e allora mi dico che questo mio modo di sentirmi è il mio boia e il mio salvatore... perché per il troppo sentire le stanze oscure, le paturnie, il dolore, il negativo c'è la controparte  del troppo sentire il positivo, l'entusiasmo, la magia, la poesia; salto in cielo e gioco a carte con Zeus, strimpello con Apollo e vado dal parrucchiere con Eva... il troppo è totale, non esclude nulla, ti atterrisce e ti salva e viceversa... e improvvisamente mi rilasso...

Immagine tratta da http://viacassetti14.blog.kataweb.it/files/2009/02/confusione.jpg

martedì 27 aprile 2010

Alla sera (di Ugo Foscolo)

Forse perché della fatal quïete
Tu sei l'imago a me sì cara vieni
O sera! E quando ti corteggian liete
Le nubi estive e i zeffiri sereni,

E quando dal nevoso aere inquïete
Tenebre e lunghe all'universo meni
Sempre scendi invocata, e le secrete
Vie del mio cor soavemente tieni.

Vagar mi fai co' miei pensier su l'orme
che vanno al nulla eterno; e intanto fugge
questo reo tempo, e van con lui le torme
 
Delle cure onde meco egli si strugge;
e mentre io guardo la tua pace, dorme
Quello spirto guerrier ch'entro mi rugge.

lunedì 26 aprile 2010

The Girl from Ipanema

Un piccolo regalo per l'amico del Bianconiglio e un buon inizio di settimana a tutti sulle magiche note di questo classico, tra quelli che amo di più... mettetevi comodi, chiudete gli occhi, fate un piccolo viaggetto nella vostra fantasia... buon ascolto e buon viaggio...

Bibbidi bobbidi bu: sparizione definitiva

Il Signore degli Anelli
L'uomo dei trucchi non era stato rinchiuso in una scatola magica anzi era rimasto nella reale finzione virtuale e aveva continuato a parlarmi ogni sera, puntualmente... e si sa più si parla più si corre il rischio di instaurare un legame o di crearsi l'illusione, vera o fittizia che sia, che la cosa cominci a ingranare la marcia... cominci a dire un po' più  di te, a ridere e scherzare, a condividere quelli che sono i tuoi interessi, le scemenze che ti passano per la testa, a mostrare chi sei e... ogni tanto, nelle sere in cui sei proprio ottimista e il tuo inconscio tifa per il "se non risichi non rosichi" e per il "se non ti lanci non puoi cadere ma non spiccherai mai nemmeno il volo", ti sbilanci addirittura di essere dolce e carina aprendo qualche porticina che di solito spalanchi solo dopo lunghi periodi e magari quando c'è già una certa fiducia... ma ti "sembra" una persona "così a posto" e ti ci trovi così bene che prima o poi dovrai pur smetterla di essere così prudente! E quale il momento migliore se non l'inizio quando tutto è ancora così vago da sembrare incomprensibilmente magico? E così cominci ad abituarti al rito del sentirsi ogni giorno... ed è proprio quando inizi ad aspettare che arrivi quell'ora, perchè è così amabile parlargli ma ancor di più lo è sentirsi come ci si sente quando si ha la sensazione di essere in contatto con qualcuno, che costui sparisce... uno, due, tre, quattro giorni... lavora? è malato e non può muoversi dal letto? una nuova patologia mondiale ancora a noi sconosciuta ha colpito lui come prima vittima e l'OMS l'ha messo in quarantena? é rimasto bloccato in chissà quale paese e non può tornare a causa della nube vulcanica? e le ipotesi continuano... Poi ragioni e ti viene in mente che non puoi stra lì a fare ipotesi da giorni e giorni per uno che magari è stato rapito dai talebani e di cui forse non saprai più nulla... passa una settimana o forse più... l'uomo dei trucchi resuscita... e che fa? Ti contatta e ti scambia per la sua amica orientale??? Chi è questa amica orientale? E non solo! Dopo averti "riconosciuta" non ti parla nemmeno più? Credevi fosse uno a cui piaceva dormire invece è più che sveglio... è arrivato fino in Oriente... Non è un uomo dei trucchi, è semplicemente uno stronzo... eppure ci rimani male lì per lì... è inevitabile forse... sbollisci l'oretta di ira e di qualcosa che somiglia ad una vaga delusione perché il tuo castello d'aria è stato spazzato via... scrivi un po', ti calmi i nervii e ti dici che è arrivato il momento di fare un bel magheggio e che questa volta non sia solo un trucco ma un vero incantesimo...Bibbidi bobbidi bu: sparizione, sparizione definitiva...


domenica 25 aprile 2010

é stato meglio lasciarci che non esserci mai incontrati?

An Education di Lone Scherfig
"E' stato meglio lasciarci che non essere mai incontrati?" Pues si... a pesar de todo lo que he sufrido por el "después", a pesar de las noches que me estoy pasando en blanco, a pesar de lo ser tan iracunda, a pesar de levantarme un dìa si y otro tambien con el pié izquierdo, a pesar de la desesperación que se siente al sentirse sin tu... a pesar de todo esto y de lo que todavìa tendré que aguantar antes que pueda estar bien y volver a enamorarme otra vez, a pesar  de todo esto y de mucho más que no se puede decir con las palabras... yo te dijo que si, mejor sufrir todo esto que no haberte conocido nunca. Porque eres lo mejor que me ha pasado hasta ahora aunque haya tenido cosas mejores que tu... la verdad es que eres lo Único que he visto hasta ahora, nunca habia tenido ojos abierto como por mirar a ti.. no se que fue, si tu "maldita dulzura", si tu simpatia tan discreta, si tu cara bonita con aquella sonrisa tan buena, tan generosa, si tu darme un beso, sin que yo te lo pidiera, en el exacto mientras en que lo queria ... a vecez me leias en la cabeza y a veces no entendias nada... igual fue todo y el contrario de todo... nadie antes habia logrado que se me muviera tanto el corazon, igual nunca se habia movido... lo que está antes de tu solo fue... fue nada que te pareció... igual eras mi media naranja o solo una muy buena mandarina de la que ahora solo queda un buen olor de primavera y un muy fuerte sabor de morriña... pero no importa porque como dice Barbra Streinsand "Aguantamos todo esto porque coño hasta que dura no hay nada mejor del amor"

venerdì 23 aprile 2010

Astrazioni teatrali: la maschera dirige


http://www.bellininews.it/articoli/Madrid.htm
C'è un rumore esterno di sottofondo che mi distrae, che non mi permette di ascoltare la mia voce interiore... ascolto ma non mi sento... allora elimino il volume al di fuori, guardo le labbra di chi mi sta intorno muoversi e immagino che dicano quello che io voglio ascoltare e non quello che effettivamente stanno dicendo... sono delle marionette, degli attori che io dirigo sulla scena e di cui ho scritto il copione e la storia... questa è la mia storia e io dirigo... tu muoviti più a destra, tu mettici più sofferenza, tu invece sorridi di più, il tuo personaggio è il frivolo della situazione, non puoi avere un'espressione così seria... e tu sei lo scemo del villaggio, illuditi, sogna, ritorna bambino... tu sei un innamorato che ha perso l'amata, struggiti di pena per lei, il tuo cuore è lacerato, non incontrerai mai più nessun altra che ti guardi così perché nessun altra avrà mai più i suoi occhi... e tu!!Sistemati quel cappello e rassettati la cravatta, sei un piccolo borghese, devi avere un'aria ordinata, devi essere forma che trasudi una finta sostanza che non possiedi...e voi altri?? Perché mai avete dei costumi così sgargianti? Dove avete preso queste calzamaglie fosforescenti??? Siete solo la MASSA non dovete essere notate... dovete essere di passaggio, siete solo banali comparse, fugaci come un momento non colto e mai rimpianto... correte a cambiarvi, nero, voglio del nero per voi, anzi usate qualcosa di trasparente... siete la massa, ricordate voi fate solo scenografia, non dovete né parlare, né esprimere opinioni né tantomeno rivendicare diritti... cosa dici tu? Sei un attore e non un burattino? Come osi? Questo è il mio copione e avrai l'espressione che io ti dirò di avere, è scritto e solo io posso modificare tramite la mia pen ... puff... qualcuno alza il volume e le parole sfuggono al mio controllo... non sono più io a dirigere le fila del racconto... cambio strategia... spengo il volume dentro di me e non ascolto più quanto al di fuori di me, ritorno alla mia storia... uff... ho perso il filo... l'anarchia regna sulla scena, il piccolo borghese ha dismesso i suoi panni ed è ora un hippie libero dalle sue catene... l'innamorato ha fatto un incantesimo per riportare in vita la sua bella e si scambiano dolci baci all'ombra di una quercia, le comparse in girotondo si litigano il ruolo del protagonista, i loro abiti sono diversi l’uno dall'altro, ora hanno dei volti, una voce, una gestualità, sono individui... stop... fermi tutti questa è la mia storia io sono il registra e dovete muovervi come io dico altrimenti il messaggio che voglio comunicare sarà travisato... collaborate e la mia voce si muoverà tramite le vostre bocche... l'ordine si ripristina, ognuno prende il suo posto ed entra nel suo personaggio, si abbassano le luci, inizia la musica, si apre il sipario e che lo spettacolo abbia inizia... Ogni santo giorno è così, perdo il controllo e lo ripristino, lo riperdo e lo ripristino… La mia vita non è che un copione scritto da me, non decido io cosa dire e cosa no? Non sono io a creare i miei stati d'animo e le mie credenze, a muovere le mie azioni? Non sono forse la regista di me? Si lo sono, e posso trovarmi su palcoscenici su cui non mi sento a mio agio, indossare maschere che non mi si addicono, recitare in parti per cui non sono preparata... un giorno sono la comparsa, un giorno la massa trasparente, un giorno la studentessa modello, un giorno la fragile innamorata rifiutata, un giorno la baccante... un giorno uno strano personaggio che indossa più maschere allo stesso tempo e non trova collocazione in nessuna sceneggiatura e vagando da una storia all’altra ogni volta spera che sia quella giusta per poi rimettersi in cammino… altra maschera, altro teatro, altro copione, altro ruolo, altri costumi di scena… stesso attore…

mercoledì 21 aprile 2010

Le relazioni si misurano con le scorregge. Amore e altri disastri

Un modo divertente di riflettere sull'evoluzione delle relazioni. Video tratto dal film Amori e altri disastri.



Vorrei tanto sbucciarmi un ginocchio


Autore foto Zaugg Klaus
Una bambina corre dietro i colombi davanti le scalinate della chiesa vicino casa mia, è piccola, avrà al massimo 3 anni, i suoi codini vanno su e giù e sembrano le ali dei volatili  che insegue. Sara corre e spaventandoli li fa levare in volo; cade, si rialza come se nulla fosse successo e riprende il suo gioco,;il mio sguardo si perde per la frazione di un secondo sul cielo e quando ritorna su Sara lei è dall’altro lato della piazza, è caduta altre due o tre volte e altrettante ha continuato a rialzarsi verso i colombini… Mi ritornano in mente le estati della mia infanzia trascorse in paese… era un paese quasi tutto in salita e discesa e io scorrazzavo dalla mattina alla sera su e giù, giù e su finché la stanchezza non mi imponeva di fermarmi … cadevo almeno una volta al giorno e a ricordarmelo c’era quotidianamente una ferita sul ginocchio… forse ho ancora qualche cicatrice… cadevo e proseguivo nelle mie diavolerie… come se nulla fosse successo, proprio come Sara… 
Non posso fare a meno di farmi delle domande. Quand’è che cominciamo a contare i passi prima di farli? Quand’è che analizziamo il percorso prima di batterlo? Quando cominciamo a guardare a terra prima di muovere un passo? Quand’è che cominciamo a camminare avendo paura di cadere? Quando prendiamo coscienza di noi stessi e ci prendiamo così tanto sul serio da credere che la nostra vita sia una cosa talmente importante da doverla preservare per  poi finire, alle volte e per prudenza, a fare il contrario di quello che il nostro istinto ci suggerisce? Quando smettiamo di credere che non sia poi così rischioso sbucciarsi un ginocchio? 
Passiamo l’infanzia a dire che siamo grandi e ad mettere il broncio se qualcuno ci chiama bambino/a e con lo stesso broncio non permettiamo a nessuno di toccare i nostri giocattoli… gli anni fino ai 18 non passano mai, ci sentiamo in trappola, dobbiamo essere scarrozzati ovunque, non possiamo andare dove ci pare e piace e quando ci pare e piace, il più delle volte non ne abbiamo i mezzi… passiamo l’adolescenza a voler crescere per poi ritrovarci dopo i 20 a renderci conto che non c’era nulla di più gradevole di quella cartina geografica sulle gambe che segnava il percorso delle mille cadute o di essere stati sgridati per aver detto “una cosa brutta” all’amichetto di turno… le ragazzine di 15 anni vogliono mettere i tacchi da 12 cm delle mamme e le signore di 50 ambiscono sempre più ad una gamba giovane e soda alla fine della quale calzare una ballerina… il mondo ha sempre girato al contrario e forse è per questo che soffriamo tutti di emicrania quando non capiamo… ci costringiamo o ci costringono a dismettere la calzamaglia di Peter Pan? Ma quando? Quando dobbiamo scegliere il liceo? L’università? Quando il mondo perde di grazia e fantasia e piuttosto che giocare con Ken e Barbie vorremmo essere Ken e Barbie? Quando finisce il disincanto della fanciullezza in cui tutto sembra possibile, in cui ogni giorno vorremmo fare un mestiere diverso e immaginiamo che in America si possa arrivare da una strada segreta e buia che si trova in un boschetto nella città della nostra immaginazione? Sinceramente non lo so io mi ricordo che ero una gran rompiballe, dicevo tutto quello che pensavo senza filtrare nulla… contatto diretto… non c’era un moderatore nel mio cervello, come diceva mia nonna ero una “linguacciuta”!Non mi piaceva leggere, non stavo mai ferma, era una peste, una “capobanda”, una prepotente. E poi puff! A 14, 15 c’è stata un’evoluzione quasi controproducente… ho iniziato a filtrare, a pensare prima di parlare, a leggere libri di una “pesantezza unica”, ho cominciato ad avere un mondo delle idee isolato rispetto alla mia vita reale e ogni tanto scrivevo su questi quadernini segreti quello che non riuscivo più a dire fregandomene delle reazioni che avrebbe potuto produrre. Da lì sono cambiata? Sono “cresciuta”? Fino a prima di allora ho cambiato anche io mille mestieri: volevo fare la stilista, poi la campionessa olimpionica di pallavolo, poi di nuoto, poi di ginnastica ritmica, poi c’è stato il periodo in cui volevo fare l’attrice, poi la cantante e passavo tutto il giorno a stonare i miei vicini, mi mettevo fuori dal balcone della cucina e cantavo svegliando sempre il bambino della signora del piano di sotto…. Poi è arrivata l’era della confusione, non sapevo qual era il lavoro più adatto a me ma cominciai a darmi delle coordinate che devo dire ancora oggi persistono, avrei voluto viaggiare e imparare lingue straniere, altre culture, altre storie… poi mi sono iscritta all’università e adesso che mi manca solo la tesi non ho la più pallida idea di quello che succederà e di quello che vorrei fare… anzi ripensandoci bene mi piacerebbe tanto sbucciarmi un ginocchio….  
Immagine tratta da: http://www.lombardiabeniculturali.it/fotografie/schede/IMM-3g010-0006880/

lunedì 19 aprile 2010

La percezione della fine

Mi ritrovo a parlare sempre di te come se fossi ancora viva, una qualsiasi parola o evento o odore mi fanno scoprire che sto parlando di te; mi accorgo di essere inconsciamente consapevole che non è così perché uso sempre i verbi all'imperfetto... mia nonna diceva... mia nonna faceva... mia nonna non c'è più... questo è presente indicativo, come lo è il dolore che ancora sento. E' lunedì, inizia la settimana, dovrei essere piena di energia e di cose da fare che mi affollino la giornata, dovrei volere che le giornate durassero 36 ore per le tante cose da dover fare. Invece mi sono svegliata tardi e malinconica. Penso sempre tanto mentre faccio azioni che non richiedono la mia concentrazione, che sono meccaniche, quali fare colazione, farmi lo shampoo, mettermi in ordine... mi muovo col corpo in queste azioni abitudinarie e penso... faccio voli pindarici... se avessi una penna collegata al cervello scriverei praticamente sempre... pensavo a te e a nonna, i vostri due pensieri sono da sempre legati, non so cosa li unisca... o meglio so cosa li unisce ora ma non so cosa li unisse prima. Ma siete legati da sempre, da quando nemmeno si ipotizzava che nonna stesse male e da quando non avrei immaginato che entrambi non sareste stati nel mio 2010.  Associo te con nonna e nonna con te. L'anno scorso, quando ancora tutto scorreva piacevolmente e senza buche lungo il sentiero, feci un sogno, eravamo io tu e nonna, eravamo su un treno, forse in metropolitana, non ricordo dove stessimo andando, tu salisti, avevi una bella camicia bianca e ti venivi a sedere vicino a me, a mia volta  accanto a nonna, e d'improvviso avevi in testa un berretto blu, di quelli che usano i giocatori di basesball americani e forse anche un giubetto di cotone dello stesso colore. Mi sedevi accanto e mi davi la mano, discretamente per non farti notare da nonna, quasi fossimo stati due quindicenni... non mi ricordo altro. Non so perché vi associavo allora ma credo di immaginare perché vi associo adesso, è per la percezione della fine. La fine della vita, la fine ell'amore e la fine dell'università. Ognuna di queste è legata a uno di noi. Vedo le prime due, complete, senza scampo nè via di ritorno nè di appello e ahimè credo stiano condizionando la terza che invece riguada esclusivamente me. Mi avete lasciato in un modo irrecuperabile e irreparabile, contro la morte non puoi nulla, non posso mica fare un viaggio negli Inferi e riprendermi nonna come cercò di fare Orfeo con Euridice... e contro di te che non mi ami posso ancora meno, il non amore è irrimediabile... ma i protagonisti qua non siete voi, la morte è qualcosa di naturale così come lo è la fine di un amore, ogni giorno succede qualcosa di simile. Qui il potagonista è la mia percezione della fine che voi avete personificato, reso reale. Mi avete lasciato quasi contemporaneamente, a distanza di un paio di mesi... non credevo potesse essere così doloroso... c'è di peggio credo e avevo già sofferto altre volte e forse anche per cose più gravi, più intricate eppure questa è stata la prima volta che ho davvero capito che si intende dire con l'espressione "avere il cuore spezzato". Vuol dire sentire una maledettissima sensazione di privazione, si mi sento privata di quel sentimento che il mio cuore prima era legittimato a provare... non perché non sia più libero  provarlo ma perchè non ha più i suoi destinatari... la fine come la percepisco io è una sensazione di privazione, di solitudine, un po' ostinata... ma sono solo "una ragazza e vorrei solo divertirmi"

l'immagine è tratta da: http://www.foto-blog.it/fotografia/356277/Tramonto_sul_mare

domenica 18 aprile 2010

Guarda che luna

"Resta soltando tutto il rimpianto perché ho peccato di desiderarti tanto"

L'amore è una decisione? ...O... L'amore è una decisione!



Mi pongo due quesiti guardando questa scena: 1) Che sarebbe successo se questo fosse un film? e 2) L'amore è una decisione?

Se questo fosse un film tu dopo un paio di mesi di intensa riflessione mi avresti chiamato e mi avresti detto che avevi capito che era una sciocchezza lasciar stare oppure mi avresti mandato una mail con una bellissima poesia perché non avresti trovato le parole per contraddire la tua precedente decisione oppure avresti mandato una lunga lettera cercando di immaginare la mia espressione di stupore e felicità nell'aprire la cassetta delle lettere e trovar lì qualcosa che provenisse da te, un segno di te, ma allo stesso tempo,  avresti avuto paura che potesse sortire la reazione contraria... oppure (per farla proprio da finzione cinematografica degna di Hollywood) avresti preso un aereo e saresti venuto di persona a dirmelo, avresti bussato alla mia porta e io, intenta  a fare chissà quale  inutile azione per distrarmi dal pensiero di averti perso, avrei aperto con i capelli arruffati e dopo un primo momento di sconvolgimento e incredulità ti avrei gettato le braccia al collo... e vissero felici e contenti! Ma questo accade appunto nei film, nei romanzi, nella finzione, nelle nostre immaginazioni e fantasticherie che ci fanno sorridere e sognare ad occhi aperti.... la realtà è diversa, più incerta, più dura, più complicata e decisamnte più interessante, più dolce, più intensa e più eccitante...  perché a dire la verità la felicità, intesa per "tutto va bene senza nessun intoppo" dopo un primo momento di estasi ci annoia... abbiamo bisogno del mal di pancia, di piccoli problemucci quotidiani e di spunti su cui riflettere e arrovellarci, chi più e chi meno... questo continuo fluire tra "oggi si" e "domani no" ci fa venir voglia di comprare un nuovo colore di rossetto, di vedere una nuova città, di farci nuovi amici, di ritornare dai vecchi, di litigare per sciocche questioni di principio, di assaggiare quel nuovo gusto di gelato... di provare e riprovare, di tornare indietro, di stare fermi... il dubbioso scorrere ci tiene svegli anche quando ci sembra di dormire. Però di una cosa sono certa se questo fosse un film starei parlando con te e non di te!
L'amore forse è una decisione... forse lo è... mi dico che ci siamo parlati per caso quella sera e casualmente la conversazione è proseguita per due ore diventando casualmente sempre più divetente e piacevole facendo nascere un casuale piacere ad avvicinarci, a scambiarci un contatto a rivederci a scriverci... tutto è successo per caso.... questa è una versione dei fatti oppure posso pensare che uno dei due ha scelto di parlare con l'altro il quale ha scelto a sua volta di rispondere... ho scelto di ridere con te, di scambiare opinioni con te, di bere con te qualcosa, ho scelto  di raccontarti di me, di ricambiare il tuo bacio, di rispondere alla tua mail e vederti prima di andar via, ho scelto di venire a trovarti... ecc. ecc. ecc. ho scelto di darti la possibilità di diventare il mio grande amore perché il caso, determinato dalle nostre rispettive scelte, ha voluto che quella sera ci trovassimo nello stesso posto alla stessa ora e che iniziando a parlare le nostre sensazioni comunicando tra di loro si siano messe in contatto... suppongo sia il frutto di una scelta conscia oppure l'inconscio va da sè e ci fa agire come irrazionalmente comanda? Andiamo di testa o di pancia? Credo che parlandoti mi si è smosso qualcosa dentro, ho iniziato a sentire le farfalle nello stomaco e molto prima che tu mi baciassi avevo voglia che lo facessi e molto prima che capissi che eri la persona di cui mi sarei innamorata ero già innamorata di te.
Quindi si credo che l'amore sia una scelta, la scelta di dare a un mal di pancia la possiilità di diventare quel mal di pancia, a una sensazione di diventare amore.... ma credo che diamo a questa scelta la possibilità di diventare qualcosa o qualcuno quando siamo già al punto di non poter scegliere, quando la scelta si impone su di noi, quando non possiamo far altro che quella scelta... la sensazione e il mal di pancia agiscono prima della testa perché la testa ha bisogno di tempo, ha bisogno di pensare, ha bisogno di ragionare e intanto che lo fa l'attimo è passato... l'istinto questo lo sa e precede la razionalità per non farci perdere il momento.... scegliamo....facciamo una scelta che non possiamo non fare, la scelta si autoimpone perché quando scegliamo l'amore in realtà lui ha già scelto noi... quindi l'amore è una scelta che ci sceglie ma ci lascia l'illusione che l'ordine sia invertito... ovvero diamo la possibilità a qualcuno o qualcosa di essere quel qualcuno o qualcosa che in reltà lui già è! 

venerdì 16 aprile 2010

Passi avanti e indietro

Oggi mi sento stanca, non sono stanca ma mi sento così... forse solo una mia costruzione mentale, stanca per scrivere perché non riesco a seguire i miei pensieri, vanno da un lato all'altro, senza ordine e senza connessione alcuna tra loro quindi non ho un tema specifico di cui parlare.... mi vengono in mente tante cose e non so scegliere su quale focalizzarmi... potrei non scrivere nulla ma forse imprimendo un po' di confusione ne ricaverò un po' di ordine... o forse no... ho freddo e ho fame, ma di quel freddo che non va via coprendosi e di quella fame che non va via mangiando... sono le 18, quasi... tra un po' suoneranno le campane della chiesa vicina... din don din don... per almeno un minuto scandiranno il tempo... io oggi non riesco a scandire parole e pensieri quindi mi limito a postare quanto segue che in minima parte riflette uno dei tanti temi che mi affollano la mente: il viaggio come fuga dalla società, la rottura con qualcosa che ci intrappola e forse non ci serve, la costruzione di riti,  una retta direzionie che non ci permetta di sbandare, l'organizzazione  di ogni singola vita umana in compartimenti, in stagioni... riti, rituali, ruoli, strutture, sovrastrutture, sistemi, convenzioni... il tempo che scorre, il tempo che perdi, le occasioni che lasci andare e non si ripetono, gli errori che fai, i successi che ottieni, i pianti nel buio, le risate alla luce del sole.... cado continuamente e continuamente mi rialzo, alle volte più forte e con più voglia di fare rispetto a prima che cascassi, altre volte lentamente e a fatica... alle volte corro, alle volte arranco dietro una meta che non vedo, seguendo un percorso che non riesco a tracciare, alle volte taccio, mi chiudo nel più assoluto mutismo con la convinzione che nulla possa descrivere interpretare comunicare come mi sento, mi isolo nella mia solitudine, altre volte invece credo che solo la parola possa liberarmi  ma in entrambi i casi non percepisco mai  chiaramente quando il passo che faccio vada in avanti e quando indietro.

giovedì 15 aprile 2010

L'ultimo bacio

Sono ormai diversi giorni che il mio unico pensiero, o meglio il pensiero che più rimbomba, sono i tuoi baci... il tuo ultimo bacio... qual è stato l'ultimo bacio che mi hai dato? Quello veloce alla stazione dove, come sempre, il tempo ci faceva da ombra e da cronometro? Quel "otro" l'ultima volta che parlammo al telefono o il "un beso" dell'ultima mail? Ma effettivamente non ho più davanti ai miei occhi questa immagine, l'ho dimenticato... ho dimenticato... d'altronde non credevo sarebbe stato l'ultimo... Non c'è nulla di più malinconico e romantico ma allo stesso tempo speranzoso dei baci dati prima di partire... alla stazione dei treni, all'aeroporto, davanti un autobus, davanti la linea della metro... col caldo afoso d'agosto, con la pioggia noiosa di novembre, col freddo gelido prenatalizio, col venticello primaverile... non ci avevo mai pensato ma tutti questi luoghi  e ogni stagione sono stati testimoni di un potenziale ultimo bacio e di un nuovo "trozo de amor que nacia en mi corazon para ti". Adesso forse lo vedo, erano le 15:30 circa, tu dovevi andare per non arrivare troppo tardi, ti aspettavano 4 o 5 ore di macchina; io avevo l'autobus alle 16, mi tenevi la mano mentre eravamo seduti su una panca e io ti  dissi che era meglio che fossi andato via e tu hai risposto che non avresti voluto ma che dovevi. Ci alziamo, mi abbracci, ci diamo qualche tenero bacio sulle labbra, ci scambiamo qualche parola di saluto, fai per andare e ti faccio capire col pensiero e forse con qualche implicito movimento del corpo che voglio che mi baci di nuovo... ci baciamo... dolcemente come sempre... eccola è questa l'ultima volta mi baci... e vai... ti guardo allontanarti e gli occhi a ogni passo che ti porta sempre più lontano da me mi si riempiono di piccole e timide lacrime... sei quasi all'uscita e ti seguo con lo sguardo... ti giri, mi guardi, mi fai ciao con la mano e mi dedichi uno di quei tuoi bellissimi generosi sorrisi... ti voglio correre dietro ma non lo faccio... spero che tu torni indietro ma non lo fai...  è stato  questo l'ultimo bacio... quello che mi ricordo meno...

mercoledì 14 aprile 2010

La primavera de vuelta...

La primavera non si decide ad arrivare... oggi un po' caldo ma con un persistente venticello fastidioso, ieri pioggia ma clima afoso, quello prima ancora freddo ma con un bel sole che illuminava e ispirava passeggiate per prati ampi come vallate scozzesi o per distese di tulipani olandesi... il tempo si ferma, va avanti e indietro e poi di nuovo in circolo... un po' come il mio umore, come le mie idee, riflesso delle mie instabili emozioni... da mesi ormai non "prendono posizione": tristezza, allegria, voglia di fare mille e nessuna voglia, con l'intenzione di risolvere tutto e la mancanza di concentrazione per attuare, su di giri e a terra, nervosismo, istinto di distruzione totale e conseguente volontà di ricostruzione da zero... vado a letto con il progetto di resettare la mattina dopo... mi sveglio con la testa piena di ieri e di vuoto del domani.... mi dico "pazienta", sta arrivando la primavera e il sole rischiarirà anche sulla confusione, sul caos invernale... ma la primavera non arriva, le stagioni fanno più capricci dei miei stati d'animo... continuo nella confusione più totale, nel delirio e nell'inquietudine sempre più violenti...  me levanto de vuelta, de vuelta de todo  y la primavera sigue sin llegar.... 

L'immagine è tratta da http://www.soloimmaginieparole.it/wp-content/uploads/2009/01/caos_urb.jpg

domenica 11 aprile 2010

Trucchi ovunque

Dopo tanto tempo che il cuore non ti fa più un sussulto (se non quelli relativi ai rimpianti per aver perso quello che credevi l'amore della tua vita) e dopo una paio di appuntamenti disastrosi  con dessert la convinzione che là fuori non c'è nessuno adatto a te... finalmente conosci un ragazzo e ci chicchieri piacevolmente. Non parla nè troppo nè troppo poco, non è brutto nè bello, non è troppo piccolo (quindi non corri il rischio che possano accusarti di pedofilia o di precoce istinto materno), nè tantomeno ha l'età di tuo padre (e in questo caso il rischio sarebbe peggiore perché l'accusa è di non aver superato inconsciamente il complesso di Elettra), non sembra stupido, è anche divertente, non abita a sei o sette regioni di distanza da te  o peggio ancora in un altro stato, pare non sia sposato, divorziato e con 15 figli a carico e pare che non si droghi e non abbia particolari problemi psicologici.... e allora dove sta la fregatura? Qual é il trucco? Possibile che non ci sia? Bhà per una volta provi a credere che il tuo solito pessimismo sia solo frutto di una cattiva nottata e lo accantoni. Decidi di rilassarti, di chiudere la porta col cartello "produzione di paranoie in corso", perennemente aperta nel tuo cervello, e di goderti la chiacchiera.... e bla bla e ahaha e bla bla bla.... d'improvviso il discorso cade sull'argomento sonno, è uno che ama dormire,  dormirebbe sempre tipo morte. Ti suona strano. Ti chiedi perchè? Perché pare che i suoi sogni siano più belli della  sua vita reale... e allora la domanda sorge spontanea "E che sogni di così bello che non si possa avere in vita?" 
"IL PASSATO" ...Resti di sasso per qualche istante e l'officina delle paranoie si rimette in moto... Dice che sogna i bei momenti andati e che li gusta solo  tanto tempo dopo averli vissuti... è uno che non sa gioire dei momenti... uno a  cui piace  forse più dormire che vivere o che se vive qualcosa di bello non lo apprezza perchè se ne rende conto molto più tardi, magari dopo un anno e per giunta solo in uno dei suoi sogni...
ecco svelato il TRUCCO!