Conosco la tua espressione confusa
quando non capisci qualcosa
la contrazione del tuo viso
quando qualcosa ti infastidisce
il sudore che ti attraversa la fronte
quando sei bloccata di paura
il marmo di statua in cui ti trasformi
quando sei preoccupata o felice
il tuo sorriso che emette un suono senza parole
quando mi rivedi dopo tanto tempo
la tua ironia involontaria
la spontaneità e saggezza con cui riconosci
di non essere un intellettuale
e che non ti pesa
la bellezza con cui ti fai prendere in giro
la rigidità che ti teneva intera da giovane
perchè era l'unico modo in cui potevi non sgretolarti
la morbidezza che hai acquisito con gli anni
la bontà del tuo cuore che è tutta per me
l'eleganza della tua figura che da bambina
mi rendeva orgogliosa e da donna mi manca
quella smorfia in cui ti si contraeva il viso
quando ti adiravi e il rossore che ti invadeva tutta
quando esplodevi
la semplicità con cui accetti le difficoltà
e la forza con cui risolvi i problemi
lo sconforto per quelli che non puoi risolvere
l'entusiasmo ingenuo che ancora mostri
per le cose piccole e belle, tipico di chi ha avuto poco
sognato tanto e dato tutto
la cura instancabile che mostri per chi ami
tu che hai curato tutti e di cui nessuno si è preso cura
tu che non chiedi mai, non offendi mai, comprendi sempre
tu sei l'unico rifugio in mezzo a questa tempesta di neve
dove non sempre si sta bene ma a cui non posso fare a meno di ritornare.
Tu sei l'unico amore sincero che conosco.
domenica 24 settembre 2017
domenica 17 settembre 2017
Il silenzio
Oggi è una di quelle giornate in cui non c'è molto da dire, che deve solo passare, finire. C'è tanto odio e una pietra che rotola nello stomaco da un'organo all'altro, speriamo solo rotoli giù, se raggiungesse cuore e cervello chissà che mostro ne verrebbe fuori. Chi lo sa. Nessuno sa mai niente, nessuno ti dice mai niente, nulla viene spiegato, giustificato, analizzato, detto, archiviato. Tutti vogliono che tu dimentichi senza spiegare, tutti vogliono essere perdonati senza chiedere scusa sinceramente, tutti vogliono capiti senza parlare. Alla fine che importanza ha se piove o fa bel tempo, se esci o stai a casa, se spendi o risparmi, se parli o stai zitto. Tutto e tutti evaporano e chi vuoi che resti se ne va, e se ne va proprio perchè vuoi che resti. E se ne va per andare da qualche altra parte e allora l'andare diventa ritorno in un'altra strada che non è quella di casa tua, che non è mai la mano che bussa alla tua porta o la parola detta per le tue orecchie, o la mano per la tua mano. E poi chissà quand'è che sei tu a tornare a casa tua. Perchè tu stai lì e mi guardi e sospiri ma non hai parole. E allora forse per me l'amore era silenzio o parole sciocche dette per coprirlo, ma le parole sciocche il più delle volte mi annoiano quindi non mi resta che il silenzio. E tu dicevi che non ti dava fastidio però ti mancava lo stress della confusione. E allora tu diventi come lui, qualcuno che non conosco perchè con me non ci parlava mai ma da cui pretendevo amore per imparare l'amore così che tu mi avresti amato. E invece no, tutti mi guardavano in silenzio o dicevano sciocchezze o urlavano brutture. E allora forse è meglio il silenzio così almeno non peggioriamo quello che è già irreparabile, tanto prima o poi silenziosamente l'oggi se ne va e lascia spazio al domani.
sabato 9 settembre 2017
Nella terra dei guerrieri vichinghi
Nella terra dei guerrieri vichinghi
ho lasciato rotolare la rabbia giù a valle
Si è dissolta nelle profonde insenature
dove un tempo i ghiacciai bianchi
si sono trasformati in blu profondo
per abbracciare le montagne robuste
Allo stesso modo ti cingevo la vita
quando rischiavi di cadere confuso su di un treno affollato
Su quello stesso treno viaggio da sola
il tuo pensiero mi accompagna distrattamente,
tra sentieri leggendari e panorami mozzafiato
vedo donne che ballano vicino le cascate
e uomini che scalano per raggiungere la cima
E io, tra il verde dei boschi e il rosso delle casette di legno
spalanco gli occhi di meraviglia e
accolgo in cuore una gioia che sa di pace
recuperando quel sorriso di cui Amleto mi aveva privato.
ho lasciato rotolare la rabbia giù a valle
Si è dissolta nelle profonde insenature
dove un tempo i ghiacciai bianchi
si sono trasformati in blu profondo
per abbracciare le montagne robuste
Allo stesso modo ti cingevo la vita
quando rischiavi di cadere confuso su di un treno affollato
Su quello stesso treno viaggio da sola
il tuo pensiero mi accompagna distrattamente,
tra sentieri leggendari e panorami mozzafiato
vedo donne che ballano vicino le cascate
e uomini che scalano per raggiungere la cima
E io, tra il verde dei boschi e il rosso delle casette di legno
spalanco gli occhi di meraviglia e
accolgo in cuore una gioia che sa di pace
recuperando quel sorriso di cui Amleto mi aveva privato.
Le avventure di leoncina e topina
C'era una volta una leoncina con gli occhi grandi grandi e una criniera folta e ribelle. La leoncina era nata sana e sprizzava gioia e sorrisi, era empatica, chiacchierona ed esuberante. Parlava con tutti e non aveva paura di dire ciò che pensava. Viveva nella giungla con nonna iena, mamma formica e fratello orsetto. Papà fantasma appariva di tanto in tanto, quando la domenica era libero da impegni presi con gli amici cicale. Mamma formica era laboriosa e si prendeva cura di orsetto, leoncina e nonna iena ma alle volte si trasformava in mamma pecora perchè nonna iena la influenzava facendole credere che era debole. Leoncina ed orsetto giocavano insieme e quasi sempre finivano per litigare. Orsetto non sapeva parlare tanto bene e quando era frustrato voleva risolvere la lite con la violenza fisica. Finiva sempre per attaccare leoncina che si difendeva perchè era una guerriera con uno spirito forte, ma orsetto era più grosso e robusto e vinceva sempre nella lotta fisica. Allora leoncina cominciava a ruggire e ruggire per attirare l'attenzione di mamma formica e nonna iena, le quali mettevano fine alla lite in un clima di confusione e strilla. Nonna iena e mamma pecora prendevano sempre le parti di orsetto, la prima diceva che leoncina era una strega, la seconda era infastidita dal suo ruggire continuo. Quando leoncina faceva notare che lei era quella che aveva ricevuto le botte e che era la parte lesa alla quale non era stato fornito nessun aiuto o risarcimento, mamma pecora con vocina tenera e che non avrebbe intimorito nemmeno le sue amiche zanzare, diceva ad orsetto che non doveva essere violento perchè leoncina era più piccola e meno forte fisicamente. Orsetto ignorava completamente la sua autorità. Mamma pecora e nonna iena raramente difendevano leoncina e davano sempre ragione ad orsetto. Papà fantasma era troppo impegnato ad infestare le case vuote per difendere leoncina. Leoncina continuava a combattere e ruggire e provava a vincere da sola con i mezzi che aveva. Col passare del tempo capì che le mamme pecora e le nonne iena preferiscono inconsapevolmente gli orsetti e li trattano meglio perchè sono meno esuberanti, meno entusiasti, più silenziosi ma sopratutto perchè sono blu. Si rese conto che i fantasmi non ci sono mai quando ti servono e che le leoncine rosa, forti e guerriere, subiscono ingiustizie e tutti vogliono sovrastarle e ridimensionarle con sberle e parole cattive. Un giorno leoncina si svegliò, non voleva più parlare con tutti e non sorrideva più tanto spesso. Si guardò alla specchio e vide un topino, provò a ruggire e non ci riuscì. Sentì il topino squittire. Nonna iena, mamma pecora e papà fantasma avevano perso. Leoncina non ruggiva più felice, ora piangeva ma nessuno di loro sapeva consolarla. Allora decise di tacere perchè loro non potevano capire come si sente una leonessa nella pelle di un topo. Topina cominciò ad ascoltare il vasto silenzio che sapeva di perdita e di assenza e sentì un rumore assordante. Ascoltò con più attenzione, era il suo cuore che batteva troppo forte per un corpo così piccolo. Dottor elefante disse che era malata e aveva bisogno di cure e di un cuore più piccolo, adatto alle sue dimensioni reali. Topina aveva troppo cuore e provava paura ed ansia all'idea di ricevere un cuore che non era il suo. L'avevano già privata del suo corpo, non voleva perdere anche il suo cuore. Si arrovellò in cerca di una soluzione per mesi ma i mesi divennero anni. Finchè una notte si svegliò e capì che il suo cuore batteva troppo forte perchè era un topino con un cuore da leone. E leoncina da un luogo remoto in cui si era persa e nascosta sussurrò "topina resisti, tornerò e non sarai più sola".
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