sabato 5 giugno 2010

Just breathe

Ieri è stata una strana giornata, stavo leggendo degli articoli per la mia tesi... pezzi e pezzi da mettere assieme e rianalizzare in maniera critica... non ero calma però neppure agitata... era una giornata più o meno nella norma... ero seduta davanti il pc da diverso tempo, d'un tratto mi sono sentita prigioniera del mio corpo, come se non mi appartenesse e non potessi controllarlo... mi bruciava la pelle ed era come se lo spirito fosse incarcerato in un posto di cui non riusciva a spezzare le catene, ad abbattere i muri, ho immaginato di essere dentro di me - come una matrioska - di avere un gran forbicione e di squarciare la pelle, aprire un varco da cui uscire fuori e liberarmi, finalmente... non riuscivo a stare seduta ma nemmeno ad alzarmi... era come se uno spiritello maligno si fosse impossessato del mio corpo e mi facesse il solletico da dentro, mi bruciava la pelle, avevo l'istinto di grattarmi, raschiare via qualcosa di superfluo, qualcosa di tossico che mi stava avvelenando da dentro. Come se avessi fatto indigestione di qualche cibo avariato... ci sono in me tossine, cellule morte che non vogliono evaporare via per lasciare spazio a nuova energia vitale che mi rigeneri... ho perso il mio senso critico, la mia capacità di concentrarmi per ore e ore, il mio opprimente stacanovismo che mi faceva sentire stressatissima ma appagata perché produttiva...  mi sveglio con l'idea e l'intezione di fare "questo questo  e quell'altro" e cerco di dominare i  miei pensieri affinché non mi facciano divagare su strade secondarie, in vicoletti affascinanti e angolini sperduti... certi giorni sento che il mio corpo non mi appartiene, è come una costrizione, qualcosa che pone dei confini e in quanto tale è quindi limitante... ho sempre pensato che la mia anima e il mio corpo non coincidessero... la prima è sempre altrove, vaga da sola in luoghi e situazioni a cui aspira, il secondo sta dove DEVE stare, dove la mente gli impone di stare. Questo fuoco che mi  divampa sotto pelle non è che il segnale che devo ricongiungerli, farli andare di pari passo... non voglio rinunciare a nulla e invitabilmente così facendo, non scegliendo, rinuncio a tutto... immagino di correre più veloce del vento, come un ossesso, forte forte forte così forte da far male a chi si imbatte sul mio cammino, lasciare una scia che si dilegua come una fragranza, strade, vicoli, angoli, scale, piazze, attraverso tutto e poi di botto mi fermo, cado a terra: le gambe non mi reggono più, sento dolore alle ossa, lo stomaco si svuota, la mente mi si apre, così mentre mi rotolo a terra cercando di recuperare le forze, di scatto mi rialzo e inizio ad urlare, a squarciagola, URLO, URLO, URLO URLO urlourlourlo finché non mi resta più voce, neanche un filo, il petto va su e giù per lo sforzo, su e giù come in preda ad una crisi d'ansia... e poi come se tutto questo fosse già passato, come se il fuoco si fosse spento, come se le tossine fossero tutte evaporate, i cattivi pensieri andati in pensione, l'energia tornata piena e pulsante nel mo cuore, d'improvviso RESPIRO, senza che l'aria mi resti bloccata nel diaframma.. respiro a pieni polmoni... sono libera...

Foto Forrest Gump di Robert Zemeckis, Usa, 1994

2 commenti:

  1. se fossi foco arderei lo munno se fossi vento lo tenpesterei
    se fossi Cecco come sono e fui ricomporrei anima e materia ...e viver allegramente come viene.

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  2. sagge parole le tue anonimo! Ricomporre un puzzle del genere richiede attenzione e pazienza, doti che ultimamente mi fanno difetto... e l'allegria è una benevola forza che viene e va...

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